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Home Politica Governo

Il caso. Poltrone di Stato: la “difesa” del ministro Padoan

Simona Corcos di Simona Corcos
23 Marzo 2017 15:31
in Governo, Parlamento, Società
Tempo di lettura: 3 minuti
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Il caso. Poltrone di Stato: la “difesa” del ministro Padoan

Photo credits: La Presse

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Il botta e risposta alla Camera tra il responsabile del Mef e il deputato Fi Laffranco

di LabParlamento

“I nominativi che compongono le liste di rinnovo degli organi sociali di Enav, Enel, Eni, Leonardo e Poste Italiane sono stati individuati secondo una procedura di selezione svolta con il supporto di primarie società di consulenza per la selezione e il reclutamento manageriale, sulla base di criteri di professionalità e secondo prassi di uso comune di mercato, in linea con quanto disposto da una specifica direttiva”. E ancora: “Le linee guida per la selezione dei candidati riguardano gli elementi caratterizzanti i consigli d’amministrazione in scadenza, la numerosità dei componenti il consiglio, il mix di requisiti e competenze professionali richiesti ai consiglieri, le caratteristiche professionali ideali per i presidenti e gli amministratori delegati”.

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Così il ministro Pier Carlo Padoan ha risposto mercoledì, alla Camera, alle interrogazioni delle opposizioni (segnatamente degli onorevoli Pietro Laffranco e Renato Brunetta di Forza Italia) riguardo le recentissime nomine alle partecipate di Stato.

In precedenza, Laffranco aveva affermato che “quando un Governo procede al rinnovo dei consigli di amministrazione delle principali società a partecipazione pubblica, l’Eni, l’Enel, Finmeccanica Leonardo, le Poste, l’Enav, dovrebbe usare criteri di massima trasparenza. Ora, io sono molto curioso di conoscere la sua risposta in merito alla nostra domanda, perché la nostra sensazione è che il suo Governo, lei e il presidente Gentiloni vi siate semplicemente piegati ai diktat provenienti dall’ex segretario del Pd, Matteo Renzi, senza tenere in alcuna considerazione la cosa più importante, cioè le strategie di politica industriale di questi stessi gruppi, gettando preoccupazione tra gli azionisti e anche tra i mercati, come le borse hanno dimostrato nelle ore scorse”.

“L’individuazione dei nominativi che compongono le liste in argomento, tenuto conto del lavoro svolto dagli head hunter – ha spiegato a questo punto il responsabile del Mef – è stata effettuata sulla base delle seguenti considerazioni: per Eni ed Enel, i consiglieri e il management hanno dimostrato adeguata complementarietà di competenze e si è ritenuto importante valorizzare la continuità dei lavori del consiglio di amministrazione attraverso la conferma delle figure presenti; per Leonardo, in considerazione della peculiarità del settore e della mancanza di aziende simili in Italia, nonché della natura internazionale dell’attività, si è ritenuto opportuno privilegiare l’esperienza nello sviluppo internazionale e la capacità di gestire situazioni di forte complessità aziendale”.

“Per Poste Italiane – ha aggiunto – l’orientamento dell’attività della società verso ambiti operativi di tipo bancario​-​assicurativo hanno suggerito di valorizzare la struttura del CdA con figure con esperienze specifiche in tali settori, oltre che di situazioni complesse in relazione alla gestione e all’organizzazione delle aziende”. Quanto a Enav, “a seguito del processo di privatizzazione si è reso necessario ridefinire in parte la composizione del CdA: si è ritenuto opportuno, anche al fine di rispettare gli impegni assunti con il mercato in sede di PO, garantire continuità nel management arricchendo comunque il consiglio con professionisti di comprovata esperienza di settore”.

“In merito al regime di trasparenza, si precisa che, contestualmente alla presentazione delle liste presso le sedi delle società, il Ministero dell’Economia deposita anche i curricula dei nominativi che compongono tali liste, e gli stessi sono resi pubblici sui siti Internet delle società”, ha concluso il ministro.

Insoddisfatto Laffranco. “La  sua risposta burocratica e formale non solo non ci convince –  ha controbattuto – ma ci lascia fermi nei nostri convincimenti: avete proceduto ad una spartizione partitocratica, anzi anche correntizia all’interno del principale partito di maggioranza; avete lottizzato tutto, compresi i collegi dei revisori contabili, quelli che in qualche modo dovrebbero garantire i mercati; e oggi mettete in grandi ambasce il futuro della politica industriale italiana. Soprattutto siamo preoccupati per il futuro economico e finanziario di queste aziende, alle cui porte ci sono banche d’affari interessate all’acquisto dei principali gioielli della nostra industria pubblica”.

Per poi concludere: “Allora, signor ministro, noi non faremo sconti su questo tema: vigileremo, vigileremo che nuove nomine non servano ad avere dei fedeli servitori di input del Governo, perché forse qualcuno è stato cacciato perché magari non ha partecipato al salvataggio di MPS o alla vicenda Pioneer. Ma noi vigileremo perché non vi consentiremo di utilizzare queste nomine per regolare questioni interne al vostro Governo e alla vostra maggioranza”.

Tags: CameraForza ItaliaGovernoMatteo RenziNomine partecipatePaolo GentiloniPier Carlo PadoanRenato BrunettaSocietà a partecipazione pubblicaSocietà partecipate
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