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Home Esteri

“Sull’immigrazione l’Italia, a sovranità limitata, è stata lasciata sola dall’Europa”. L’intervista all’Ammiraglio De Giorgi

Redazione LabParlamento di Redazione LabParlamento
27 Novembre 2018 10:04
in Esteri, Europa, Interviste, Sanità
Tempo di lettura: 3 minuti
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“Sull’immigrazione l’Italia, a sovranità limitata, è stata lasciata sola dall’Europa”. L’intervista all’Ammiraglio De Giorgi

Giuseppe De Giorgi, già Capo di Stato maggiore della Marina

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“Le relazioni internazionali non sono purtroppo regolate dalla riconoscenza, ma dagli interessi nazionali e dalla forza dei vari Stati. Dalla Seconda guerra mondiale in poi, l’Italia come Nazione sconfitta non ha goduto di piena sovranità nazionale”

di Daniele Piccinin

Immigrazione e politiche umanitarie: il colloquio di LabParlamento con l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, che interviene sul tema migranti spiegando le cause dell’isolamento italiano in Ue sul tema.

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Ammiraglio il tema dell’immigrazione è diventato centrale nel nostro Paese, a tal punto che è stata una delle chiavi principali per vincere le recenti elezioni politiche. Al netto di ogni giudizio politico, è corretto definire quella dell’immigrazione un’emergenza nazionale?

Credo che l’immigrazione sia un’emergenza a livello mondiale, dal Bangladesh, dall’Africa, dal Medio Oriente, all’America latina si muovono masse di disperati che cercano di fuggire da guerre, carestie, oppressione o, come accadeva agli italiani del ‘900, semplicemente dalla miseria. Per la sua vastità è un fenomeno che deve essere regolato con umanità e al tempo stesso con fermezza per evitare che i più deboli vengano travolti e i peggiori premiati.

Tra pochi mesi comincerà la campagna per il rinnovo del Parlamento Europeo e anche qui le politiche sull’immigrazione giocheranno un ruolo decisivo. Non pensa che l’Europa sia poco riconoscente verso gli sforzi compiuti dal nostro Paese?

Le relazioni internazionali non sono purtroppo regolate dalla riconoscenza, ma dagli interessi nazionali e dalla “forza” dei vari Stati. Dalla Seconda guerra mondiale in poi, l’Italia come Nazione sconfitta non ha goduto di piena sovranità nazionale. L’America era il nostro nume tutelare, nel bene e nel male. Oggi gli USA hanno spostato il baricentro della loro politica estera in Asia, noi siamo quindi soli a fronteggiare Francia e Germania da un lato, i Paesi Nordici e quelli di Visegrad dall’altro, mai teneri con l’Italia, spesso per pregiudizi mai superati. D’altra parte, osserviamo che non troviamo sponda neanche in Spagna o in Grecia che in teoria dovrebbero fare fronte comune con noi.

Il ministro Salvini ha deciso di puntare sulla gestione dei corridoi umanitari. Una soluzione condivisibile sulla quale però non tutti i Paesi hanno deciso di puntare. Può essere la strada giusta?

I corridoi umanitari sono una risposta d’emergenza certamente lodevole che va nella giusta direzione di un controllo dei flussi migratori, ma dobbiamo anche cercare di creare canali di normale ingresso in Europa e in Italia, tramite le nostre Ambasciate e Consolati, con permessi di lavoro che consentano ai migranti di vivere dignitosamente nella legalità, nell’ambito di numeri sostenibili socialmente e funzionali alla nostra economia. D’altra parte, senza nuovi ingressi di lavoratori, vista la costante decrescita demografica che interessa l’Italia da almeno un decennio, in breve l’INPS non avrà risorse sufficienti per le pensioni degli italiani.

Come giudica la politica estera italiana e quella dell’Unione Europea su questi temi?

La politica estera così come la difesa militare sono espressioni di uno Stato sovrano unitario. L’Europa, soprattutto dopo il suo allargamento a 28 nazioni, rispetto alle 6 fondatrici di matrice latina e germanica, è ancora un’espressione economica, un mercato comune, un puzzle di culture diverse, con valori fondanti non condivisi, piuttosto che una Nazione coesa. Non può sorprendere quindi che i veti prevalgano sulle dinamiche propositive, alimentando quindi immobilismo e irrilevanza. Per quanto riguarda l’Italia, priva del rifugio del multilateralismo si è trovata isolata, vaso di coccio fra vasi di ferro.

L’esperienza Mare Nostrum ha consentito il salvataggio di migliaia di vite umane e il presidio del mare a garanzia del territorio. Crede che quell’operazione vada ripristinata?

Mare Nostrum fu la risposta a un’emergenza in mare di proporzioni bibliche. Migliaia di esseri umani morivano in mare o arrivavano direttamente sulle coste italiane senza controlli di sicurezza né filtri sanitari. I trafficanti di esseri umani agivano indisturbati. Mare Nostrum non fu solo la più grande operazione umanitaria in mare della storia, ma consentì di ristabilire il controllo del Mediterraneo, di arrestare quasi 400 trafficanti di esseri umani e di evitare che persone infette entrassero in contatto con la popolazione italiana. Oggi il contesto è decisamente diverso. Le partenze sono enormemente ridotte e sono cambiate le tattiche dei trafficanti di esseri umani. Penso tuttavia che la decisione di allontanare le Navi della Marina dell’operazione Mare Sicuro che era seguita a Mare Nostrum nel 2015, sia stato un errore che è andato anche a scapito dei pescatori italiani, sempre più frequentemente esposti alla minaccia e al sequestro per mano delle motovedette libiche, anche in acque internazionali.

Oltre ai profughi di guerra ci sono i migranti economici, quelli ambientali, solo per citarne alcuni. Un pezzo di pianeta che fugge dalla miseria e dall’insicurezza. Quando pensa alle vite salvate dalla Marina Militare cosa prova?

Provo orgoglio e gratitudine per la professionalità e la generosità degli equipaggi che hanno dato l’anima per compiere il loro dovere fino in fondo. Come sempre.

Tags: ammiraglio de giorgiDifesaEuropaImmigrazionemare nostrumMigranti
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