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Home Approfondimenti

Millenials e social: rischi privacy, cyberbullismo ma anche molta più comunicazione

Alessandro Alongi di Alessandro Alongi
13 Febbraio 2019 10:38
in Approfondimenti, Istruzione, Società, Tech
Tempo di lettura: 3 minuti
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Millenials e social: rischi privacy, cyberbullismo ma anche molta più comunicazione
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Presentata a Milano l’indagine sulla relazione dei millenials con Internet: falsi account e amici immaginari minacciano i teenagers che però dialogano di più in famiglia grazie alle nuove tecnologie

di Alessandro Alongi

Social network osservati speciali a Milano, in occasione del Safer Internet Day (#SID2019), la Giornata mondiale per la sicurezza online, istituita e promossa dalla Commissione Europea, giunta ormai alla sua sedicesima edizione. 

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Sul banco degli imputati l’effetto di Internet su giovani e giovanissimi, soprattutto all’interno dell’ecosistema rappresentato dalle nuove reti sociali, nate per costruire, condividere e comunicare un nuovo “io” (digitale) sul web, ma che ben presto, specie nei millenials, ha condotto ad un coinvolgimento giudicato oggi eccessivo e non scevro da pericoli.

Le relazioni sociali degli adolescenti ruotano sempre più intorno al mondo dei social network, un rapporto in chiaroscuro messo in evidenza dall’attività di ricerca del MIUR in collaborazione con l’Università di Firenze e quella della Sapienza di Roma: sono i ragazzi tra i 13 e i 18 anni quelli potenzialmente più esposti ai pericoli della Rete. Solo un adolescente su 16 non risulta connesso ai social, contro il 70% dei millenials già presente sulle piazze virtuali ben prima dei 14 anni, in barba ad ogni disposizione di legge. Ma il dato che fa riflettere è un altro: il 26% di essi non mai chiesto l’autorizzazione ai genitori per iscriversi (o non li ha nemmeno informati dell’inizio della loro digital life).

Tra i personaggi a cui ispirarsi, i ragazzi ritengono che gli influencer rappresentino un esempio da emulare (23,5%) e un modello di riferimento per la futura carriera (12,9%). Il 43% del campione, poi, ha usato foto, nome e profilo falsi sui social network: il 35% lo ha fatto per controllare qualcuno, rispetto al 21% che ha mentito per scherzo e il 2,9% per vendetta.

Ancora, il 43% dei giovanissimi compra online e, se sommato al 27% di chi dichiara di fare acquisti occasionalmente sul web, si arriva alla diretta conclusione che il commercio sarà sempre più online, con buona pace dei negozi fisici.

I dati, nel loro complesso, hanno acceso un faro  sulla consapevolezza e sull’uso responsabile delle nuove tecnologie da parte dei “nativi digitali”: 4 giovani su 10 (il 38,5%) ammettono di non conoscere personalmente almeno la metà degli amici o dei “follower” che hanno sui social. E, spesso, tra queste identità digitali sconosciute, si nascondono anche amici inesistenti: il 68% dei giovani intervistati, almeno una volta, si è imbattuto in un profilo falso. Eppure non sembra essere questa una delle priorità a cui pensano i ragazzi quando si connettono ai social e caricano contenuti: il 25% di loro riconosce di non essersi mai preoccupato della privacy e di che fine fanno i propri dati online, con un 29% che dichiara di interessarsene solo saltuariamente.

Nella loro drammaticità, tali risultanze fanno il paio con quanto riportato nel recente Rapporto sulla comunicazione del CENSIS sul comportamento degli utenti dei social network, con il 40,7% degli utenti di Internet che non nutre nessun timore in merito alla gestione della privacy relativamente alle informazioni che loro stessi inseriscono nei propri profili personali. Internet, insomma, è divenuto ormai un luogo “virtuale”, in cui si combattono vere e proprie battaglie che lasciano sul campo morti e feriti “reali” e di ciò, forse, i nostri ragazzi dovrebbero esserne più consapevoli.

Ma, se da una parte, l’assenza di un pieno controllo dei propri dati e delle proprie informazioni sulla Rete costituisce un pericolo, d’altra parte nelle pieghe della ricerca emerge un nuovo modo di comunicare, che amplia ed estende la partecipazione dei giovanissimi alle discussioni: 8 adolescenti su 10 utilizzano la chat di WhatsApp, ad esempio, per comunicare in famiglia, favorendo maggiormente il dialogo con genitori e fratelli rispetto al passato (magari per il semplice fatto di essere always on). Così WhatsApp per quasi uno studente su due (il 44,2%) è utile per tenersi informati per le diverse comunicazioni scolastiche e il 14,6% lo utilizza soprattutto per scambiarsi informazioni a distanza. Al tempo stesso la tecnologia risulta essere ingombrante: la metà degli adolescenti (il 50,4%), inaspettatamente, lascia a casa lo smartphone quando è riunita in famiglia, soprattutto a cena. È forse non è azzardato pensare che di fronte ad una buona carbonara con il guanciale non c’è smartphone che tenga.

Tags: CensiscyberCyberbullismoFacebookFake-newsinternetretesafe internet daysocialWhatsApp
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Alessandro Alongi

Alessandro Alongi

Alessandro Alongi collabora nell’ambito del modulo di “Diritto della rete” all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, è specializzato in Relazioni istituzionali e Diritto parlamentare e attualmente si occupa di tematiche giuridiche e regolamentari presso l’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di TIM, oltre a svolgere attività di ricerca nell’ambito del Diritto dell’innovazione, del quale è autore di diversi studi e approfondimenti.

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