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Home Politica Governo

Finestra politica. Presidenti delle Camere: prova a chiudersi la “tenaglia” M5S-Lega

Simona Corcos di Simona Corcos
20 Marzo 2018 18:15
in Governo, Società
Tempo di lettura: 4 minuti
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Finestra politica. Presidenti delle Camere: prova a chiudersi la “tenaglia” M5S-Lega

Giulia Bongiorno

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Domani vertice decisivo del Centrodestra. Forse il 3 aprile via alle consultazioni. Pd riunisce la segreteria

Di LabParlamento

Siamo entrati nella fase decisiva della “partita” sulle nuove presidenze delle Camere. “Partita” che tutti dicono a parole di voler svincolare dalla formazione del nuovo Governo, ma il cui esito, al contrario, potrebbe segnare un punto decisivo per sbrogliare l’intricata matassa. Se non altro per l’indicazione che fornirà alle consultazioni del Capo dello Stato. Consultazioni che indiscrezioni vorrebbero in partenza già il 3 aprile, subito dopo la 48 ore pasquale, per terminare a fine settimana con le tradizionali 24 ore di riflessione del Colle e la chiamata per l’incarico.

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La “tenaglia” M5S-Lega, protagonista indiscussa del dopo elezioni, al momento vede ancora privilegiare lo scenario Senato alla Lega, Camera ai Cinque Stelle (in pole, Giulia Bongiorno e una terna con Riccardo Fraccaro, Emilio Carelli e Roberto Fico, rispettivamente in grado di intercettare voti il secondo da FI ed il terzo dal Pd) ma non è detto che, alla fine, non si invertano gli obiettivi e nemmeno che il Centrodestra “sparigli” con l’arrivo dello stesso Matteo Salvini a Palazzo Madama, in un ottica “istituzionale” che guarda già alle decisioni di Sergio Mattarella. Sembra invece assai difficile che Forza Italia ottenga qualcosa dopo la bocciatura di Paolo Romani. Tantomeno il Pd che, almeno per ora, si è tirato fuori.

Di certo, se il Centrodestra non si presenterà unito al Quirinale, assai difficilmente riceverà il primo incarico che, in questo caso, andrebbe al primo partito, la forza politica più coesa, ovvero il M5s. Proprio questo sarà uno dei primi nodi da sciogliere in occasione del vertice decisivo convocato da Silvio Berlusconi con Matteo Salvini e Giorgia Meloni domani sera, nella capitale.

Fa professione di ottimismo, intanto, Luigi Di Maio in occasione dell’incontro con i neo-deputati. “In questa settimana probabilmente eleggeremo uno dei Presidenti delle Camere e saremo decisivi per l’elezione di entrambi. Abbiamo chiesto la Presidenza della Camera perché qui ci sono più vitalizi da tagliare, più regolamenti da modificare”. Rincarando sul fatto che “l’elezione dei presidenti delle Camere non è una partita per il governo, è una partita per l’abolizione dei vitalizi”.

Vola ancor più alto Davide Casaleggio. “Vogliamo ottenere un milione di iscritti. La stella polare del Movimento è la partecipazione dei suoi iscritti. Sono loro a determinare le decisioni più importanti che il MoVimento deve prendere e la direzione per il futuro” dichiara al Washington Post dove ricorda: “Il MoVimento 5 Stelle, è un vento inarrestabile che continuerà a crescere, perché appartiene al futuro. I cittadini chiedono una vera democrazia, esprimono direttamente la loro voce e non sono più ostacolati dall’establishment. “Il M5s ha raggiunto un successo storico tra le democrazie occidentali grazie all’utilizzo di Internet; è la prima grande compagine politica digitale al mondo”, conclude dopo che, soltanto ieri sera, aveva organizzato una maxi-cena pro-finanziamenti sulla terrazza di un albergo in Prati, a Roma, con circa 130 invitati tra imprenditori, collaboratori diretti o che hanno collaborato col padre e anche diversi parlamentari (annunciato ufficialmente l’evento Sum#02, previsto a Ivrea il prossimo 7 aprile).

Dalle parti del Pd, apparentemente nulla di nuovo. Posizione che resta ampiamente maggioritaria: nessun aiuto a formare un governo con i vincitori. Ma cosa farà il partito se il Capo dello Stato tirasse di nuovo fuori dal cassetto la fatidica parola “responsabilità”?

Maurizio Martina ha riunito la segreteria Pd al Nazareno, la prima da quando è reggente. A seguire, ha incontrato i segretari provinciali del partito. “Abbiamo confermato la linea approvata in Direzione, ribadendo che il Pd starà all’opposizione, che non significa fare l’Aventino, e che proseguirà sul dialogo istituzionale”. Così Ettore Rosato, capogruppo uscente, ha sintetizzato i lavori.  “Fare opposizione non significa fare Aventino, anzi, significa essere presenti in modo forte in Parlamento”, ha aggiunto. “Noi voteremmo figure con profilo di garanzia e autorevolezza ma al momento siamo in una fase preliminare e io non entro nel toto-nomi – ha detto a sua volta  Lorenzo Guerini sull’elezione dei presidenti della Camera e del Senato rispondendo a chi gli chiedeva se i Dem siano pronti a votare esponenti di Forza Italia come Anna Maria Bernini o Paolo Romani”. “Certo non voteremo a scatola chiusa qualsiasi nome, se questi non hanno profili di garanzia e autorevolezza”. E sulla scelta dei capigruppo: “Quando sarà il momento ci sarà grande unità di intenti. Si sta lavorando, e lo sta facendo in primo luogo Martina, per costruire un consenso largo nel partito, non sono preoccupato”.

Pillole di cronaca politica. Il leader della Lega, Matteo Salvini, secondo quanto appreso dall’Ansa, incontrerà domani, nel pomeriggio, l’ambasciatore americano a Roma, Lewis Eisenberg. Il capo della diplomazia Usa, riferiscono fonti dell’ambasciata, dopo le elezioni intende avere dei colloqui con tutti i maggiori leader politici italiani. Matteo Renzi si prepara al nuovo ufficio. A Palazzo Giustiniani, per il neo senatore, è pronto un comodo spazio di lavoro nell’edificio cinquecentesco dove si trovano anche gli ex presidenti della Repubblica e del Senato, e i senatori a vita ma per consuetudine anche gli ex presidenti del Consiglio, come nel caso di Renzi. Nei giorni scorsi l’ex segretario del Pd ha visitato quella che sarà la sua postazione. Suoi coinquilini sono il presidente emerito e senatore a vita Giorgio Napolitano, Renato Schifani e Pietro Grasso, ex presidenti del Senato.

Tags: Elezioni PoliticheFinestra politicaGovernoX
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