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Home Società

Competizione e sostenibilità. Gentiloni: ok la Sen. Ma fine carbone costa

Simona Corcos di Simona Corcos
10 Novembre 2017 14:43
in Società
Tempo di lettura: 4 minuti
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Competizione e sostenibilità. Gentiloni: ok la Sen. Ma fine carbone costa

Photo credits: Governo.it

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Presentata oggi la Strategia dai ministri Calenda e Galletti. Investimenti per 175 miliardi al 2030. Un Dpcm sugli interventi in infrastrutture

di S.D.C.

La Strategia energetica nazionale (Sen) 2017 ha come obiettivo strategico far sì che il “nostro sistema produttivo sia più sostenibile sul piano ambientale e più competitivo”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, introducendo la presentazione del Piano, assieme ai responsabili dello Sviluppo economico Carlo Calenda e dell’Ambiente Gian Luca Galletti, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi durante la quale il premier ha ringraziato i due ministri per aver “fatto un lavoro straordinario”.

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La Sen definitiva – frutto di una lunga condivisione con cittadini, stakeholders e Parlamento e approvata con un decreto interministeriale che non avrà ulteriori passaggi – “prevede tra l’altro investimenti per 175 miliardi di euro al 2030 divisi in reti, infrastrutture, fonti rinnovabili ed efficienza energetica“, ha spiegato Calenda, sottolineando come il documento sia uno dei due grandissimi assi di sviluppo della politica industriale dei prossimi anni”, temi su cui “ci giochiamo la crescita economica del Paese”.

La Strategia – dandosi l’obiettivo primario di ridurre in sicurezza la dipendenza energetica –  conferma lo sviluppo già in atto delle fonti rinnovabili, rinforzandolo anche con il repowering degli impianti esistenti; accelera gli interventi di efficienza; attiva importanti investimenti sulle reti; riconosce al gas naturale un ruolo decisivo come energia di transizione; anche alla luce dell’approvazione della norma contenuta nella Legge Europea (in arrivo il decreto esecutivo), tiene conto poi del supporto richiesto dagli energivori a fronte di settori come alluminio e acciaio sui quali il Paese non può non contare per mantenere un irrinunciabile posto di prestigio nell’industria manifatturiera.

Quanto alla cessazione della produzione di energia elettrica a carbone entro il 2025 “abbiamo deciso di accettare la sfida, ma per farlo occorrono infrastrutture il cui elenco condivideremo con la Conferenza Unificata recependolo in un apposito Dpcm”, ha annunciato Calenda, perché –  ha aggiunto – “non ci possiamo permettere di cominciare a lavorare su un processo accelerato e avere Regioni e Comuni che bloccano ogni infrastruttura in Italia”. . Il programma di de carbonizzazione “si può fare se c’è il convincimento degli enti locali a chiudere il piano infrastrutturale che è parte integrante di questa decisione”, ha continuato il ministro aggiungendo che “quando un Comune o una Regione fanno ricorso contro un gasdotto, si mette a rischio non solo l’opera ma l’obiettivo di decarbonizzare”. Certo, c’è un problema di costi: la rinuncia anticipata agli 8 GW a carbone comporta infatti una spesa tra 3,8 e 4 miliardi euro. Insomma, nuovi stranded cost dopo quelli per il nucleare.

Un accenno al sistema di capacity market, di cui il mercato è sempre in attesa, che sarà “flessibile” e realizzato con un percorso di condivisione con i produttori.

C’è cautela infine sullo sviluppo della mobilità sostenibile. “Non vogliamo fare una rottamazione alla vecchia maniera – ha spiegato Calenda – pensiamo ci voglia un incentivo per svecchiare il parco circolante però questo è un tema delicato, la fonte finanziaria individuata, – che poteva essere una componente della bolletta – sarebbe un uso forte della bolletta che prendiamo in considerazione solo se c’è un’ampia condivisione politica sull’argomento”. Per ora, dal Parlamento, non sono arrivate risposte.

Dal canto suo, Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha affermato orgoglioso che “questa Strategia è il coronamento del lavoro del Ministero in questi quattro anni. Per la prima volta la parte ambientale entra in un documento che per storia era solo economico. Per la prima volta l’ambiente è diventato un driver dello sviluppo. “L’ambiente visto non solo come conservazione, il Ministero dell’Ambiente non come ‘ministero del No’ ma dello sviluppo e della crescita”, ha rimarcato, aggiungendo tra l’altro che “adesso, in Europa e forse nel mondo, abbiamo il mix energetico più razionale”.

Detto del gas come riferimento di scenario, l’idroelettrico assieme a fotovoltaico ed eolico troveranno nuovi spunti di crescita, ha detto ancora il ministro, approfittando proprio della raggiunta green parity economica a fronte di “aste tecnologicamente neutre”.

Galletti ha poi ricordato gli altri due fattori necessari al completamento dell’iniziativa governativa, dopo la Sen. Ovvero: la Strategia Climatica ed Energetica, nel 2018 e quella sull’Economia Circolare, in arrivo nelle prossime settimane.

Per il monitoraggio dell’attuazione della Sen sarà istituita una cabina di regia costituita dai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, con la partecipazione dei ministeri dell’Economia, dei Trasporti, dei Beni Culturali, con una rappresentanza delle Regioni e con periodico coinvolgimento degli enti locali, degli stakeholders e delle parti sociali. Per garantire trasparenza al processo di attuazione, il Governo sarà tenuto a riferire annualmente al Parlamento, nonché ad avviare ogni tre anni un processo partecipato e condiviso di revisione.

Durante la conferenza stampa finale, è stato chiesto a Calenda riguardo la scadenza – sempre più imminente (febbraio 2018) e alla vigilia della fine della legislatura – del mandato del collegio dell’Autorità per l’Energia. “Ne parlerò con il Presidente del Consiglio”, la laconica risposta.

Leggi il testo integrale della Strategia Energetica Nazionale

Leggi le slide di presentazione della Strategia Energetica Nazionale

Tags: Carlo CalendaGian Luca GallettiPaolo GentiloniSENStrategia Energetica Nazionale
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