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Italia e Spagna (stavolta) alleate sulla privacy: stop all’algoritmo che discrimina i rider

Alessandro Alongi di Alessandro Alongi
15 Luglio 2021 07:43
in Società
Tempo di lettura: 3 minuti
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Italia e Spagna (stavolta) alleate sulla privacy: stop all’algoritmo che discrimina i rider

PIAZZA MONTECITORIO. MANIFESTAZIONE NAZIONALE DELL’UGL RIDER IN DIFESA DEL LAVORO AUTONOMO #IORESTOAUTONOMO RIDERS GLOVO JUST EAT ZAINI

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Dopo la semifinale al cardiopalma di martedì scorso e la roulette russa dei calci di rigore, Italia e Spagna tornano a cooperare, nel nome della privacy.

2,6 milioni di euro: a tanto ammonta, infatti, la sanzione spiccata dall’Autorità per la protezione dei dati personali alla piattaforma di consegna cibo a domicilio Foodinho, società controllata dalla spagnola Glovo. Un’indagine complessa e approfondita condotta dagli uomini del garante italiano guidato da Pasquale Stanzione in collaborazione con gli omologhi iberici agli ordini di Mar España Martí. 

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In tale ambito, infatti, l’Autorità italiana ha condotto un’operazione congiunta di cooperazione europea, ai sensi del Gdpr, con il Garante spagnolo per verificare il funzionamento della piattaforma digitale di proprietà della capogruppo Glovo.

Secondo l’arbitro italiano della privacy, a seguito di una lunga e complessa istruttoria, gli algoritmi di prenotazione e assegnazione degli ordini di cibo ai rider utilizzati da Foodinho producono forme di discriminazione ai danni dei lavoratori – i famigerati rider – ciclofattorini che in tempi di lockdown hanno salvato tante nostre cene. 

A finire sotto la lente d’ingrandimento dell’Autorità di piazza Venezia, in particolare, è stato il sistema di assegnazione del punteggio assegnato a ciascun lavoratore (una sorta di indicatore di performance di ogni fattorino), basato sull’applicazione di una formula matematica che penalizza i rider che non accettano tempestivamente l’ordine o lo rifiutano, favorendo viceversa i rider che accettano nei termini stabiliti o consegnano il maggior numero di ordini. Dall’esito dei calcoli matematici dipende l’affidabilità del lavoratore e, di conseguenza, anche la sua paga.

Definito già discriminatorio dal Tribunale di Bologna alla fine dello scorso anno (in quel caso si trattava di Deliveroo), adesso è il turno della privacy: Foodinho, secondo le indagini del Garante, non aveva adeguatamente informato i lavoratori sul funzionamento del sistema e non assicurava garanzie sull’esattezza e la correttezza dei risultati dei sistemi algoritmici utilizzati per la valutazione dei rider. Non garantiva nemmeno procedure per tutelare il diritto di ottenere l’intervento umano, esprimere la propria opinione e contestare le decisioni adottate mediante l’utilizzo degli algoritmi in questione, compresa l’esclusione di una parte dei rider dalle occasioni di lavoro.

Il Garante ha pertanto prescritto alla società di individuare misure per tutelare i diritti e le libertà dei ciclofattorini a fronte di decisioni automatizzate, compresa la profilazione.

Da qui discende l’ordine a Foodinho di verificare l’esattezza e la pertinenza dei dati utilizzati dal sistema (come ad esempio il sistema di geolocalizzazione effettuato ogni 15 secondi e visualizzazione su mappa del percorso, tempi di consegna stimati ed effettivi, dettagli sulla gestione dell’ordine in corso e di quelli già effettuati ecc..) allo scopo di minimizzare il rischio di errori e di distorsioni che potrebbero, ad esempio, portare alla limitazione delle consegne assegnate a ciascun rider o all’esclusione stessa dalla piattaforma.

Almeno nella difesa dei lavoratori, dunque, il tifo tra Italia e Spagna è rimasto unito.

Tags: PrivacyRider
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Alessandro Alongi

Alessandro Alongi

Alessandro Alongi collabora nell’ambito del modulo di “Diritto della rete” all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, è specializzato in Relazioni istituzionali e Diritto parlamentare e attualmente si occupa di tematiche giuridiche e regolamentari presso l’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di TIM, oltre a svolgere attività di ricerca nell’ambito del Diritto dell’innovazione, del quale è autore di diversi studi e approfondimenti.

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