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Home Politica Parlamento

Carta dei diritti e articolo 18, le proposte anti Jobs Act

Simona Corcos di Simona Corcos
17 Ottobre 2017 16:09
in Parlamento
Tempo di lettura: 4 minuti
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Carta dei diritti e articolo 18, le proposte anti Jobs Act
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I sindacati alla Camera sulla proposta della Cgil, ripresa da Mdp e Sinistra italiana. Assente la Cisl

di Alberto Giusti

Non vanno per il sottile le tre proposte di legge sulle quali i sindacati sono stati chiamati oggi in audizione dalla Commissione lavoro della Camera. La base comune è la “Carta dei diritti universali del lavoro”, il testo al quale la Cgil ha dedicato la sua prima raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare, infine depositata in Parlamento il 29 settembre 2016: da questa, il capogruppo di Mdp alla Camera, Francesco Laforgia, e il deputato di Sinistra Italiana Giorgio Airaudo hanno entrambi estrapolato gli articoli da 83 a 87 della Carta, dedicati alla tutela dei lavoratori dai licenziamenti illegittimi. Articolo 18 e non solo dunque, in pieno contrasto con il Jobs Act del governo Renzi, con l’obiettivo dichiarato di annullare gli effetti del D. Lgs. 23/2015.

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I provvedimenti, entrati nel calendario della Commissione Lavoro, sono stati incardinati in maniera unitaria nonostante la Carta dei Diritti si proponga in realtà come vero e proprio “Nuovo statuto di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori”, per avere la possibilità di rendere più larga la discussione e il confronto.

Ha voluto sottolineare questo aspetto la rappresentante della Cgil intervenuta oggi, la segretaria confederale Tania Scacchetti, che ha affermato come il valore della Carta dei diritti sia ben altro rispetto alla sola normativa sui licenziamenti, mirando a una vera e propria riscrittura del diritto del lavoro italiano in contrasto con le leggi degli ultimi 20 anni. La sindacalista, appartenente al sindacato propositore della Carta, ha esplicato nei dettagli la sua struttura, la quale consta di tre parti.

La prima parte è dedicata ai diritti universali dei lavoratori, e rappresenta secondo Scacchetti una revisione del ruolo del sindacato, in quanto non si legano queste prerogative a un settore o al rapporto di lavoro, ma si ritengono inalienabili, ossia dei lavoratori in quanto tali. La rappresentante della Cgil ha citato la Legge 81/2017 sui lavoratori autonomi come provvedimento che va in questa direzione universale, ma avrebbe preferito che tutti gli interventi in materia di lavoro di questa legislatura fossero stati affrontati in maggiore coordinamento con le parti sociali.

La seconda ha l’obiettivo di attuare gli articoli 39 e 46 della Costituzione sulla registrazione dei sindacati e per la riorganizzazione della rappresentanza sindacale. Si tratta di un passo necessario per restituire centralità alla contrattazione, ed è un tema sul quale il sindacato è pronto a misurarsi in maniera unitaria, per quanto anche le parti datoriali dovrebbero adoperarsi per ridurre la frammentazione che le contraddistingue.

La terza sezione della Carta contiene il disposto normativo, l’articolato attraverso il quale si dà attuazione ai principi delle parti precedenti con una vasta revisione del diritto del lavoro italiano. Sancisce la valorizzazione del contratto a tempo indeterminato come forma comune di rapporto di lavoro, con l’obiettivo di limitare radicalmente le varie forme flessibili a oggi esistenti, e contiene gli articoli ripresi da Airaudo e Laforgia sui licenziamenti.

Tania Scacchetti ha voluto ricordare la contrarietà della Cgil rispetto agli interventi riduttivi delle tutele sui licenziamenti illegittimi, motivati a suo tempo come incentivo alla crescita dimensionale delle imprese e per la ripresa dell’occupazione stabile. Quella scelta, già contenuta anche nella Legge 92/2012, dovrebbe essere rivista per venire incontro all’attuale debolezza dei diritti dei lavoratori causata dalla crisi. In questo senso, a finire sotto accusa è il D. Lgs. 23/2015, che crea un regime binario e una differenza nei diritti fra gli assunti prima e dopo il Jobs Act. Il reintegro previsto dall’articolo 18, dunque, è per Scacchetti necessariamente da reintrodurre, assieme a una nuova disciplina dei licenziamenti collettivi che riporti il giudice del lavoro in un ruolo centrale.

Non ha aggiunto molto il rappresentante della Uil, Alessandro Fortuna, che appoggia queste iniziative legislative per ribaltare la gara al ribasso delle tutele nei contratti di lavoro. Fortuna ha ricordato come la situazione attuale provenga dall’aver calato in passato il modello nordico di “flexsecurity” nel nostro mercato del lavoro, senza però aver previsto adeguati correttivi per il sistema di welfare, finendo per tagliare tutele e generare un aumento delle disuguaglianze.

Gli obiettivi della Uil, fra cui la continuità occupazionale, necessitano quindi di un aumento delle tutele, primo fra tutti il ripristino della normativa sui licenziamenti previgente la riforma Fornero, anche in un’ottica di omogeneizzazione fra sistema pubblico e privato. Pure le proposte in merito ai licenziamenti collettivi hanno incontrato il consenso di Fortuna, che ritiene lodevole attivare una procedura obbligatoria nei confronti del datore di lavoro di fronte alle cessazioni. La Uil ha ricordato, infine, come sia importante tutelare il lavoratore nel settore degli appalti, con i passaggi fra aziende diverse.

Cgil e Uil, dunque, concordano sul tema dei licenziamenti illegittimi e collettivi. Assente dal confronto, però, la Cisl. Sapremo nelle prossime settimane se sarà nuovamente convocata alla Camera per esprimere la sua opinione in merito al tema, materia di vero scontro fra il Partito Democratico e le sinistre in vista della campagna elettorale.

Tags: Carta dei diritti dei lavoratoriJobs Act
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