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Home Società

Transizione energetica: filiera oil essenziale per la sostenibilità

Simona Corcos di Simona Corcos
27 Giugno 2017 17:56
in Società
Tempo di lettura: 3 minuti
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G7 Energia: transizione da governare anche per gli effetti sociali

Teresa Bellanova, viceministro dello Sviluppo Economico

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Ma serve un quadro normativo certo. Bellanova (Mise): “Sen centrale”. Assemblea Unione Petrolifera

di LabParlamento

“Il mantenimento di una filiera petrolifera ambientalmente e tecnologicamente all’avanguardia, efficiente e competitiva resta essenziale per potere garantire l’affidabilità e la sostenibilità della transizione nella mobilità e per assicurare anche la disponibilità di materie prime per la petrolchimica e per altri primari settori di impiego (bitumi, lubrificanti, ecc.). Per fare questo sarà necessario affrontare ingenti investimenti volti ad adeguare tutti i segmenti della filiera ai mutamenti della domanda e alle evoluzioni normative già annunciate (ETS, regole IMO per zolfo nei bunker marina, biofuels e DAFI). È perciò indispensabile che venga assicurato un quadro normativo certo e di lungo periodo, basato sulla neutralità tecnologica, che consenta agli operatori di valutare le potenzialità in prospettiva degli interventi”.

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Lo ha detto stamane il presidente dell’Unione Petrolifera, Claudio Spinaci, nel corso dell’assemblea dell’Unione Petrolifera (“Al centro della transizione”) nel corso della quale è intervenuto anche il viceministro Mise, Teresa Bellanova. In programma anche la presenza del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti e del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. In particolare, secondo Bellanova, raggiungere gli obiettivi della COP21, con costi sostenibili per i consumatori e le imprese è possibile con un percorso chiaro per modellare meglio gli strumenti in relazione alle situazioni reali. “In questa direzione va l’aggiornamento della Strategia energetica nazionale, ora in consultazione, che recepisce una delicatissima fase di grandi e necessari cambiamenti”, ha detto Bellanova che, nel suo intervento, ha parlato di mobilità sostenibile, transizione energetica ed occupazionale, contrasto all’illegalità nell’energia.

Secondo Spinaci la raffinazione, nonostante le chiusure degli ultimi anni, pari al 18% della capacità totale, è ancora caratterizzata da un eccesso di capacità nel mercato domestico e limitata nella capacità di competere con i concorrenti a livello globale, a causa di condizioni asimmetriche sotto il profilo ambientale, di sicurezza e di standard qualitativi.

Occorrerà, quindi, sostenere la competitività internazionale dei nostri impianti, che nel complesso sono già tecnologicamente molto avanzati, evitando penalizzazioni con interpretazioni normative più restrittive rispetto ad altri Paesi europei ed introducendo, invece, misure che favoriscano un riallineamento con i Paesi extra-UE (green label).

Altrettanto importante è stimolare gli investimenti ambientali, favorendo l’accesso a fondi europei (BEI) e promuovere gli investimenti di digitalizzazione estendendo i criteri applicati in “Industria 4.0” all’intera filiera.

Occorre infine ridurre il costo dell’energia, che penalizza la nostra raffinazione anche rispetto ai competitor europei. Servono poi interventi nella logistica che nei prossimi anni dovrà adeguare la propria struttura alle nuove esigenze del mercato (sviluppo biocarburanti, crescita consumi jet fuel, nuove specifiche prodotti uso marina o la loro riconversione verso prodotti alternativi GNL). In questo caso è ancora più importante coordinare e chiarire il quadro normativo che, coinvolgendo spesso amministrazioni locali diverse, non sempre trova applicazioni omogenee. Infine, va risolto il nodo dell’inefficienza della rete carburanti, che sconta da tempo pesanti problemi strutturali con un erogato medio che è meno della metà di quello europeo e una ridotta incidenza delle attività non-oil. Il tutto in un contesto di prezzi che, a livello industriale, si mantengono ormai da tempo in linea con la media europea.

Occorre chiudere i punti di vendita inefficienti ed insicuri e modernizzare i rimanenti con lo sviluppo di attività collaterali, rimuovendo quello che è il maggiore ostacolo: il diffondersi di pratiche illegali che colpiscono il settore in varie forme, evasione di IVA o accise, contrabbando, furti di prodotto, e tengono in vita impianti altrimenti insostenibili. La lotta all’illegalità deve continuare con impegno sempre crescente, attraverso un processo di automazione dei controlli, una completa tracciabilità dei flussi di prodotto e la forte riduzione degli incassi in contanti, ha concluso il presidente.

Intanto, secondo gli ultimi dati, la spesa petrolifera italiana dovrebbe attestarsi nel 2017 a 15,5/16,5 miliardi di euro rispetto ai 12,557 miliardi del 2016, minimo storico. La stima è dell’Unione Petrolifera, che ipotizza per l’anno in corso una fattura energetica intorno ai 35 miliardi, anche in questo caso sui valori del 2015, dopo i 25,3 miliardi del 2016.  Si segnala poi che nel 2016, per la prima volta, il gas naturale in Italia ha superato il petrolio come fonte principale di energia, anche se di pochi decimali.

Tags: Teresa BellanovaUnione petrolifera
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