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Home Approfondimenti

Rapporto sulla legislazione: l’ipertrofia normativa non è un male solo italiano

Stefano Bruni di Stefano Bruni
04 Luglio 2019 16:48
in Approfondimenti, Europa, Governo, Parlamento, Società
Tempo di lettura: 4 minuti
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Rapporto sulla legislazione: l’ipertrofia normativa non è un male solo italiano
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Tipologie e numero di provvedimenti approvati, gli ambiti di intervento, i tempi di approvazione, gli emendamenti e il ricorso alla fiducia nella XVI e XVII legislatura: ecco i dati. Il confronto con Francia, Germania, Regno Unito e Spagna

di Stefano Bruni

La produzione normativa dell’Italia è fatta per il 50% da leggi, per il 13% circa da decreti – legge e, in media, per il 30% da decreti legislativi e per il 7% da regolamenti di delegificazione.

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E’ quanto emerge dal “Rapporto sulle legislazione” realizzato dall’apposito Osservatorio insediato presso la Camera dei Deputati e presentato nei giorni scorsi.

Si tratta di un documento denso di informazioni che descrive orientamenti e andamenti della produzione legislativa del nostro Paese, con dati specifici riferiti alle ultime tre legislature (XVI, XVII e XVIII, anche se attualmente in corso).

Dal rapporto si evince per esempio che, nelle ultime due legislature concluse (XVI e XVII) l’andamento, in termini di provvedimenti normativi, risulta sostanzialmente analogo.

Scavando tra i dati, però, si vede che se il numero dei decreti-legge emanati nella XVII Legislatura (100) è solo relativamente più basso rispetto a quello della XVI (118), ancora più basso risulta quello delle leggi di conversione (83 nella XVII Legislatura 106 nella XVI Legislatura) e questo accade perché il contenuto di alcuni decreti-legge è confluito in altri nel corso dell’iter di conversione.

Interessante è evidenziare che la XVII Legislatura si è caratterizzata, a partire dal 2015, per una importante riduzione del numero dei decreti-legge e questo probabilmente sia perché la Corte Costituzionale, nel 2012 e nel 2014, aveva censurato disposizioni inserite nei decreti-legge nell’iter di conversione perché eterogenee rispetto al contenuto originario, sia perché sul punto avevano preso posizione in modo inequivocabile sia il Presidente Napolitano che il Presidente Mattarella.

Altro elemento degno di nota è il confronto tra il numero di leggi approvate in Italia e quelle approvate in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna nel periodo 2009-2017.

I dati smontano una convinzione diffusa e cioè che l’ipertrofia normativa sia un male prettamente italiano. Così non è in verità.

Dal confronto emerge infatti che il numero di leggi approvate in Italia e in Francia è sostanzialmente simile (anche se tendenzialmente più alto in Francia) mentre il numero di leggi approvate in Germania risulta in tutti gli anni considerati superiore a quello italiano (anche in modo significativo, nel 2013, ad esempio, che fu un anno “elettorale” sia in Italia sia in Germania, in Italia furono approvate 38 leggi a fronte delle 128 tedesche). Meno “produttive” invece sono risultate il Regno Unito e la Spagna.

Fonte: Rapporto sulla legislazione 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Rapporto sulla legislazione 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rispetto alla “consistenza” delle leggi si rilevano dimensioni significative, in termini di commi (la XVI Legislatura registra in media 21,2 commi per legge mentre nella XVII Legislatura questo valore arriva a 26,2). E queste “dimensioni” crescono ulteriormente se si prendono in considerazione i dati a livello regionale dove il numero medio di commi è stato di 29,59 nel 2017 e di 35,32 nel 2016.

Quanto agli ambiti di intervento (il rapporto classifica le leggi in sei ambiti di intervento: 1. Ordinamento istituzionale (con ripartizione nei sottosettori: interno; Unione europea; estero); 2. Sviluppo economico e attività produttive; 3. Territorio, ambiente e infrastrutture; 4. Servizi alle persone e alla comunità; 5. Finanza; 6. Multisettoriali), sia nella XVI sia nella XVII Legislatura risultano prevalenti le leggi in materia istituzionale, anche se considerate al netto delle leggi di ratifica.

Merita anche però segnalare che in termini di commi, le leggi in materia di finanza appaiono di dimensioni ben maggiori.

Anche con riferimento ai settori di intervento legislativo, l’andamento registrato in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, è risultato analogo. I principali settori di intervento legislativo sono rappresentati infatti, per questi Paesi, da riforme istituzionali e legislazione elettorale; cittadinanza, immigrazione e diritto d’asilo; governo del territorio e autonomie locali; giustizia; sicurezza nazionale, ordine pubblico e lotta al terrorismo E sulla stessa linea di intervento si è anche portata la legislazione dell’Unione europea che ha dato ampio rilievo, nel corso dell’8a legislatura europea, ( giugno 2014 – dicembre 2018), alla legislazione in materia di libertà, sicurezza e giustizia sia in termini di regolamenti adottati (30 regolamenti su 205, anche se ancora superiori risultano, per le particolari competenze dell’Unione in materia, i regolamenti in materia di relazioni esterne, inclusa la politica commerciale, 34) sia in termini di direttive adottate (13 su 69, lo stesso numero delle direttive in materia di trasporti, valori superati solo dalle direttive in materia di ambiente, consumatori e tutela della salute, 17).

Tornando all’Italia, il rapporto evidenzia la prevalenza dell’iniziativa governativa, con valori intorno al 75% del totale delle leggi approvate in entrambe le Legislature, seppur condizionata dal forte peso, tra le leggi approvate, delle leggi di ratifica, sostanzialmente di esclusiva iniziativa governativa (nella XVII Legislatura il 38,52% delle leggi approvate sono leggi di ratifica di iniziativa governativa; nella XVI il 35,04%).

Più basso invece di quello statale è invece il dato delle leggi regionali di iniziativa governativa (62,8% nel 2017 e 64,8% nel 2016), anche se in alcune regioni come la Toscana, si è registrato di recente un incremento delle leggi di iniziativa consiliare approvate.

Ancora una volta, il dato complessivo italiano rimane più basso di quello registrato, nel medesimo periodo, da Francia, Germania, Regno Unito e Spagna.

Scarsa (per non dire inesistente) l’incidenza delle proposte di legge di iniziativa popolare. Nessuna proposta di legge di iniziativa popolare è divenuta legge nelle ultime due legislature, anche se in un caso nella XVI Legislatura e in un caso nella XVII Legislatura proposte di legge di iniziative popolare sono confluite in testi unificati poi divenuti legge.

Quanto invece ai tempi medi di esame dei disegni di legge di iniziativa governativa, al netto dei disegni di legge di conversione e di ratifica, risultano analoghi nelle due Legislature prese in esame nel rapporto. In particolare, nella XVI legislatura sono trascorsi in media 247,9 giorni tra l’inizio dell’esame dei provvedimenti l’approvazione definitiva. Nella XVII legislatura, invece sono serviti “solo” 232,5.

Tempi “biblici” invece per le proposte di legge di iniziativa parlamentare (438,3 giorni nella XVI legislatura e 595 nella XVII).

Per i decreti – legge, invece, i tempi medi di conversione sono stati di 41,8 giorni nella XVII Legislatura e di 38,3 giorni nella XVI Legislatura.

Particolarmente interessante il monitoraggio svolto dall’osservatorio sulla legislazione a proposito degli emendamenti.

Nella XVI Legislatura sono stati complessivamente approvati 10.437 emendamenti, mentre nella XVII si è arrivati a quota 13.587. La maggior parte ( 4.609 nella XVI legislatura su 10.437 e 5.635 su 13.587 nella XVII) sono stati approvati in sede di conversione di decreti – legge.

Infine, degno di attenzione anche il riferimento al ricorso alla fiducia rispetto ai vari provvedimenti.

Nella maggior parte dei casi (53% e 34.9%, nelle due legislature esaminate) la “fiducia” è stata posta su leggi di conversione.

 

 

Ricorso alla fiducia per provvedimenti (XVI Legislatura)

 

Ricorso alla fiducia per provvedimenti (XVII Legislatura)

 

 

Tags: LeggiRapporto sulla legislazione
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