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Home Economia

Le imprese puntano sul digitale ma il 50% dei dipendenti non sa usarlo

Redazione LabParlamento di Redazione LabParlamento
21 Luglio 2021 07:14
in Economia
Tempo di lettura: 3 minuti
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Le imprese puntano sul digitale ma il 50% dei dipendenti non sa usarlo

EMERGENZA CORONAVIRUS COVID-19 PREPARATIVI PER GLI ESAMI DI MATURITA’ LICEO CAVOUR COMPUTER PER SMART WORKING SCUOLA BANCO BANCHI

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L’emergenza Covid con le misure anti contagio spinge il lavoro on line 8 imprese su 10 (79%) con un balzo nell’utilizzo di computer, smartphone e tecnologie digitali sia per lo smart working che per le attività di chi è rimasto fisicamente negli spazi aziendali, dagli uffici ai magazzini. E’ quanto emerge dall’indagine realizzata a livello nazionale dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) su come cambia il lavoro nelle imprese con la pandemia e sulle prospettive per il prossimo futuro in occasione dell’incontro online “Covid, il lavoro 4.0 in Italia” per la nuova piattaforma digitale delle cooperative.

Per più di 1/3 delle realtà interpellate (37%) la rivoluzione digitale spinta dal Covid ha investito le aziende in maniera consistente mentre il 21% delle aziende, in particolare quelle che si occupano di servizi esterni e logistica alle imprese, non ha registrato – rileva Uecoop – un aumento significativo nell’utilizzo dei nuovi attrezzi di lavoro offerti dalla tecnologia 4.0 nelle ore di lavoro.

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Con le limitazioni a spostamenti e contatti imposti dalla pandemia – continua Uecoop – lo smart working ha riguardato 4 imprese su 10 (41%) con un’incidenza molto variabile a seconda del settore considerato, dell’impiego di personale esterno con funzioni manuali e della possibilità di delocalizzare fra le mura domestiche dei dipendenti una parte dell’attività. In questo contesto – rileva Uecoop – 1/3 delle aziende (33%) ha applicato lo smart working in meno del 10% dell’attività, il 42% delle realtà che sono arrivate a coprire on line fino alla metà del lavoro mentre per 1 impresa su 4 (25%) lo smart working oscilla dal 50 a più del 90% delle attività quotidiane.

Lo smartphone è fra i dispositivi più diffusi per la nuova gestione del lavoro – evidenzia Uecoop – e viene considerato uno strumento professionale dal 90% delle realtà imprenditoriali, adoperato più di 6 volte su 10 (63%) per contatti via mail o telefonici, viene sfruttato per ricerca e raccolta dati in più di un’occasione su 5 (22%), mentre solo nel 15% dei casi – sottolinea Uecoop – serve per collegamenti telematici per l’utilizzo di attrezzature a distanza, da allarmi a macchinari fino a computer. La digitalizzazione è indicata dal 44% delle aziende come una delle priorità di investimento delle aziende nei prossimi due anni spiega Uecoop su dati del Politecnico di Milano.

L’utilizzo in grande stile delle tecnologie informatiche in azienda presenta però anche dei problemi, il principale dei quali viene individuato nell’aggiornamento e nella capacità del personale (33%) seguito – evidenzia l’indagine di Uecoop – dal costo di attrezzature e programmi (29%), dalla mancanza di una rete a banda larga per il passaggio dei dati (22%) fino al rischio di perdita di dati e di informazione di archivio (16%).

Tra i freni all’uso della tecnologia c’è anche la formazione dei dipendenti visto che nel 47% delle imprese – sottolinea Uecoop – meno della metà dei dipendenti e in alcuni casi nessuno ha adeguate conoscenze informatiche, a fronte di un lavoro digitale che riguarda da 4 a 8 ore della giornata in oltre la metà (54%) delle aziende.

La rivoluzione tecnologica del lavoro fra orari e luoghi viene considerata irreversibile dal 44% delle imprese, c’è poi un 13% di imprese secondo cui bisognerà fare i conti con lo smart working almeno fino alla fine del 202, mentre c’è una quota del 43% secondo cui – conclude Uecoop -passata l’emergenza tutto invece tornerà come prima.

*Comunicato Stampa Uecoop

Tags: DigitaleSmart workingUecoop
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