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Home Società Istruzione

Verso le elezioni. Digitalizzazione: Politica pronta oppure no?

Simona Corcos di Simona Corcos
20 Febbraio 2018 13:20
in Istruzione, Mondo, Società
Tempo di lettura: 7 minuti
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Verso le elezioni. Digitalizzazione: Politica pronta oppure no?
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L’importanza strategica della rete: LabParlamento ha messo a confronto le proposte dei partiti

di Federica Fabiani

La digitalizzazione a 360° della società è oramai un dato di fatto, è la base della rivoluzione industriale 4.0 in atto, non una parte di essa. Ciò nonostante, sembra spesso la classe politica non riesca a comprendere il vero potenziale di un’innovazione tecnologica: un fattore di competitività sempre più richiesto da aziende, innovatori e PA. Una nuova matrice di lettura della realtà imprescindibile per affrontare le sfide che abbiamo davanti e che deve partire dallo sviluppo di una vera e propria “cultura digitale”.

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Nonostante negli ultimi anni siano stati fatti molti passi avanti da parte del Governo, a partire dall’approvazione della Strategia per la Banda Ultra Larga (BUL) e non solo, alcuni addetti ai lavori ritengono che ora, in campagna elettorale, questo tema non venga sottolineato abbastanza. Il 2018 sarà un anno importantissimo per il mondo del digitale e delle telecomunicazioni, dall’assegnazione delle frequenze per il 5G ai test di questa stessa tecnologia che partiranno in 5 città, il tutto mentre a livello UE si sta discutendo della riforma del Codice Europeo delle Comunicazioni.

Che strada hanno scelto i partiti politici?

  • Partito Democratico

Il Pd, in “100 cose fatte, 100 da fare”, riparte proprio dal piano BUL di cui sopra, rimarcando l’importanza che questo ha avuto per le aree grigie e meno convenienti per gli operatori ma fondamentali per i cittadini. L’obiettivo ora è quello di essere leader nella diffusione del 5G.Tra le proposte dei dem c’è anche quella di rafforzare il Piano Industria 4.0 per rendere stabile e strutturale il credito di imposta alla ricerca e sviluppo.

Non solo, tra le proposte legate ai temi della digitalizzazione si propone anche di incentivare i canali alternativi al finanziamento bancario: accesso alla Borsa, ricorso ai mini bond, piattaforme di crowdfunding, e prestito tra privati attraverso piattaforme fintech. L’idea portata avanti è quella di tenere insieme innovazione, ambiente e mobilità,proponendo regole più chiare e di garantendo incentivi alla creazione di piattaforme per bike sharing, car sharing e scooter sharing.

  • Movimento 5 Stelle

A seguito della pubblicazione di una serie di temi e di proposte sulla piattaforma Rousseau, gli utenti iscritti hanno votato dando vita a quello che ad oggi è il programma del Movimento in ambito di telco e innovazione.
Al primo posto si colloca la questione della Banda ultralarga, fondamentale per lo sviluppo economico, culturale e sociale del Paese. In merito a ciò, gli iscritti hanno deciso che per sviluppare la banda ultra larga l’infrastruttura di rete debba esser pubblica e gestita da una società pubblica (al momento Open fiber, la società pubblica incaricata di portare la banda larga negli angoli più remoti d’Italia, è controllata da Enel e Cassa depositi e prestiti). Nel programma dei 5 stelle seguono poi il tema delle frequenze (per il 5G) per il quale la scelta sarà quella di adottare nuove soluzioni tecniche e lasciare le tv sull’etere,spostando i canali HD e 4K sul satellite) e la questione dell’ancora difficile accesso a internet: la priorità sarà data al superamento degli ostacoli di natura infrastrutturale, seguita da quelli economici e culturali. Gli ultimi due punti del programma sulle telecomunicazioni riguardano poi la scelta della governance Rai e un nuovo modello di finanziamento del servizio pubblico. Da una parte si vuole che la Rai sia pienamente indipendente dalla politica, un obiettivo che può essere realizzato modificando il sistema di nomina dei vertici aziendali con un avviso pubblico, seguito dal sorteggio e dal parere parlamentare, dall’altra il Movimento 5 Stelle prevede un contributo pubblico più un solo canale con pubblicità e con vincolo di destinazione degli introiti pubblicitari esclusivamente ai contenuti del canale o a iniziative e attività previamente individuate.Infine, nei “20 punti per l’Italia”, alla voce “Italia Smart Nation”: si propone di fare investimentiin nuova tecnologia, nuove figure professionali, internet delle cose, auto elettriche, e digitalizzazione PA.

  • Forza Italia

Anche il partito guidato da Berlusconi vuole portare a compimento entro il 2020 il piano di diffusione della banda larga e della banda ultra larga in tutte le aree del Paese, e arrivare alla piena digitalizzazione della pubblica amministrazione assicura ai cittadini servizi migliori, più accessibili e più trasparenza. Si propone di investire in formazione del personale e comunicazione ai cittadini. Inoltre, si vuole dare sostegno alle start-up innovative, anche attraverso la semplificazione del crowdfunding.

  • Lega – Noi con Salvini

Nel programma “integrativo” di Matteo Salvini, presentato in aggiunta a quello della coalizione di centrodestra di cui sopra,  da una parte si enfatizza che con l’evoluzione digitale miglioreranno i servizi per i cittadini e l’organizzazione dello Stato, dall’altra però, come le spese dell’Italia per le infrastrutture contribuiranno ad aumentare il business commerciale delle OTT (Amazon, Google, Micorsoft, Apple), finendo per vendere agli italiani i prodotti italiani generando una oligarchia che rischia di annullare la caratteristica principale del Made in Italy: la differenziazione del prodotto.

La proposta della Lega ruota intorno a due pilastri: quello della funzionalità strategica per la sicurezza e l’efficienza dello Stato dei data center, gli uffici e i servizi digitali di profilazione di aziende e persone, i sistemi di pagamento in uso nell’Amministrazione Pubblica e nelle società partecipate dalla Pubblica Amministrazione, parimenti a quanto in corso di revisione negli Stati Uniti ed in Russia e quello della sostituzione della vigente AGCOM con un’unica Autorità delle Comunicazioni, incluse le direzioni generali dei sistemi informatici dei  Ministeri, il commissario per il digitale e l’innovazione, AGID agenda digitale italiana, rendendola l’unica deposta al rilascio dell’identificazione digitale unica per i Cittadini e le Imprese.

L’Autorità delle Comunicazioni avrà compito di vigilanza e consulenza per l’applicazione di un modello digitale italiano, realizzerà il check digitale delle strutture pubbliche di ogni ordine e grado e disporrà le attività per assicurare la terzietà e la trasparenza digitale della Pubblica Amministrazione. Inoltre disporrà dei poteri giudiziari e amministrativi per assicurare ai Cittadini italiani la tutela e l’applicazione dei diritti digitali, la semplificazione burocratica digitale, la rappresentanza degli interessi digitali italiani presso l’Unione Europea e gli organismi internazionali, il monitoraggio e le attività per l’inclusione nell’economia digitale di tutti i Cittadini ed imprese di ogni territorio e la valorizzazione del prodotto tipico italiano.

E ancora, l’Autorità sarà una struttura nominata dal Parlamento e sarà una struttura di alta consulenza del Governo ed opererà con le attività di web reputation per la corretta ed efficace gestione della reputazione del Sistema Paese, dei casi di lesione della reputazione digitale generati a Istituzioni, Imprese e Cittadini.

L’Autorità delle Comunicazioni produrrà la misurazione delle prestazioni digitali del servizio pubblico radio televisivo innovando le metodiche di rilevazione auditel, proporrà al Parlamento le regole per la gestione trasparente della comunicazione elettorale.Tra i poteri attribuiti all’Autorità delle Comunicazioni vi è quello della nomina del Commissario Digitale presso le Amministrazioni Pubbliche, di ogni ordine e grado, con i poteri giudiziari/economici/amministrativi/legali per l’adozione della semplificazione e trasparenza digitale, la tutela dei diritti digitali dei Cittadini e delle Imprese.

  • Liberi e Uguali

Il Partito di Pietro Grasso si concentra sulla necessità di garantire il diritto di accesso in rete e il superamento di ogni forma di divario, da quello di genere a quello economico, da quello dovuto a vulnerabilità personale o a disabilità, garantendo il diritto alla protezione personale dei dati che sono la nuova materia prima dell’economia mondiale. Secondo LeUva contrastata la tendenza in atto a trasformare la Rete in campo proprietario delle grandi Corporation, aumentando in modo considerevole gli investimenti pubblici in ricerca e innovazione.L’idea pivotale è che la rete è un bene essenziale che deve restare di proprietà della collettività, combattendo l’ipotesi di abolire la net neutrality.

  • Fratelli d’Italia

Nel programma “integrativo” del partito di Giorgia Meloni invece, si propone in maniera molto sintetica di investire nell’ ammodernamento della Nazione e sulla capacità digitale. FdI si dice “favorevole a utilizzo degli strumenti tecnologici ultima generazione”.

  • +Europa

Per i Radicali di Emma Bonino è fondamentale la dimensione degli investimenti delle imprese. Sì al proseguimento di “Industria 4.0” per spingere le imprese a fareinvestimenti di qualità per produrre beni ad alto valore aggiunto. Serve costruire una rete dell’innovazione sul territorio accelerando i bandi per i Competence Center ed i Digital InnovationHub(già previsti nel Piano Industria 4.0). Nel programma di +Europa si sottolinea come serva una governance della politica industriale in grado dimettere a sistema le istituzioni pubbliche, le università, i centri di ricerca e le imprese. Inoltre, oltre ad una rimozione degli ostacoli burocratici, si propone di diminuire l’esposizione delle aziende verso le banche, favorendo l’ingresso nel capitale dei grandi player continentali, fondi di investimento e assicurativi, crowdfunding.

Per tirare un po’ le somme, a parole sembra che tutti i partiti convengano su un punto: l’importanza della rete digitale, declinata poi secondo varie letture. Ma la domanda è questa: la classe politica ha davvero compreso il potenziale dell’innovazione tecnologica o è solo rumore di sottofondo, come spesso capita anche nel caso del dibattito sull’ambiente e l’energia? Quello che è certo è che la prossima legislatura dovrà essere in grado di dare risposte rapide ed efficaci, che puntino allo sviluppo delle competenze, al principio della formazione continua e alla creazione, quindi, di un’Italia Digitale con la D maiuscola in cui le tecnologie non sono da interpretarsi come un fine, ma come mezzo per consolidare una sostenibilità del tessuto italiano, che sia prima di tutto sociale e poi economica. Vedremo cosa succederà.

Nota: Per questa analisi sono state prese in considerazione due tipi di fonti: i programmi dei partiti disponibili sui rispettivi siti web, e un nuovo strumento di Facebook che per ogni Pagina Ufficiale di un partito divide i contenuti per “Temi”, nella nostra fattispecie quello di riferimento “Tecnologia”.

Tags: Cultura digitaleElezioni PoliticheMade in Italy
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