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Home Politica

Super Green Pass, nel Dl manca l’obbligo sul Tpl locale e dal 1 gennaio non c’è copertura normativa

Fabrizio Giulimondi di Fabrizio Giulimondi
25 Novembre 2021 12:18
in Politica
Tempo di lettura: 5 minuti
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Usic Carabinieri, Green Pass è schiaffo in faccia per chi si occupa della sicurezza
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So che noi giuristi in questi tempi dominati da ondate di terrore diamo noia a molti, specie se invochiamo la Costituzione, oramai per troppi semplice carta da parati. Neanche la litania “Ce lo chiede l’Europa” ha più valore. 

Consentitemi però due colpi di pennello sul testo del decreto legge varato ieri 24 novembre dal Consiglio dei Ministri.

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Primo colpo di pennello. Il provvedimento ha affiancato al Green Pass “base”,  rilasciato a vaccinati, guariti e “tamponati” (il colore  Green sarebbe più opportuno sostituirlo con altra tinta), il Green Pass “rinforzato”, concesso solamente ai guariti da Covid o vaccinati a ciclo completo: solo i titolari del secondo sono ammessi ad attività ludiche (bar e ristoranti seduti al chiuso, cinema, teatri, discoteche ed altri luoghi di spensieratezza), mentre chi possiede il primo può “permettersi” soltanto di recarsi al luogo o negli spazi dedicati ad attività “essenziali” (alberghi, supermercati e negozi di ogni genere merceologico). 

Costoro sono i c.d. “No Vax” (di interesse sarebbe analizzare – in un’era nella quale l’analisi è vista come una minaccia – questa locuzione, ma non è questa la sede), ossia coloro che hanno legittimamente esercitato il diritto riconosciuto dalla legge a non vaccinarsi (ad esclusione di alcune categorie professionali, non è stato introdotto alcun obbligo generalizzato). Anche la dicotomia attività essenziale e non essenziale – che ci affligge da anni – sarebbe interessante scrutinare, ma lo spazio stringe. 

Bene! Le prescrizioni –  fortemente coercitive e limitative di basilari diritti fondamentali e altrettante basilari libertà costituzionali dei c.d. “No Vax” – sono previste dal 6 dicembre 2021 al 15 gennaio 2022 (ovviamente virus permettendo). 

Ma lo stato di emergenza non scade il prossimo 31 dicembre secondo l’ennesima proroga determinata dal decreto legge 105/2021, convertito nella legge 126 /2021? E come si possono prevedere dal 1 gennaio al 15 gennaio 2022 siffatti penetranti e diffusi contenimenti della sfera di azione personale se non supportati da una ulteriore proroga dello stato emergenziale? 

Mi si potrebbe far notare che sarà fatto in un secondo momento, ma tale risposta non esime dalla necessità che già al momento della previsione di così gravosi argini alle libertà personali e di movimento debba esistere una “ufficiale” situazione emergenziale. L’art. 24 d.lgs. 1/2018 è originato da questo intento, non volendo dimenticare che al comma 3 il Legislatore non ha voluto la procrastinazione dello stato di emergenza oltre i due anni dalla sua prima dichiarazione. Oltrepassare il 31 gennaio 2022 segnerebbe, pertanto, la commutazione di uno stato da emergenziale a “di eccezione”, destando in non solo chi scrive una qualche apprensione. 

Le due settimane di gennaio del prossimo anno non hanno, ad oggi, alcuna copertura normativa e, di conseguenza, le misure immaginate per quel lasso di tempo, ad oggi, sono del tutto illegittime. 

Solo illegittime? A tale proposito ci viene in aiuto il Considerando 36 del regolamento europeo 953/2021, istituente il Green Pass per la mobilità fra Stati della Unione europea, che così recita: “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate (periodo che nella versione italiana era stato, “per errore”, omesso)”. 

“Pertanto, il possesso di un certificato di vaccinazione, o di un certificato di vaccinazione che attesti l’uso di uno specifico vaccino anti COVID-19, non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l’esercizio del diritto di libera circolazione o per l’utilizzo di servizi di trasporto passeggeri transfrontalieri quali linee aeree, treni, pullman, traghetti o qualsiasi altro mezzo di trasporto. Inoltre, il presente regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati“. 

I regolamenti europei entrano in vigore immediatamente e in tutti i territori degli Stati membri senza alcun ulteriore passaggio presso i Governi o le Assemblee. Come la mettiamo? Non ce lo chiede l’Europa? E come si conciliano con il regolamento europeo tutti questi obblighi, a partire da quelli deliberati ieri? Non possono esser qualificati, alla luce del citato regolamento europeo, come palesemente discriminatori ai danni dei c.d. “No Vax”? 

E non è finita qui! La Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa del 28 gennaio 2021 ha sollecitato gli Stati membri e l’Unione europea ad ′′assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno subisca pressioni politiche, sociali o di altro tipo per vaccinarsi, se lui o lei non vuole farlo personalmente′′; e ad “assicurarsi che nessuno sia vittima di discriminazione per non essere vaccinato, a causa del rischio potenziale per la salute o per non voler essere vaccinato“. 

Mi sia consentita una seconda pennellata. Il comunicato stampa di Palazzo Chigi di ieri 24 novembre include il trasporto pubblico locale fra i luoghi ove è obbligatorio mostrare il Green Pass base. Tutti i giornali, di rimando, hanno riportato la medesima notizia. 

Dal testo del decreto-legge diffuso da tutti i mass media si evince l’opposto. L’art. 4, comma 1, lett. c), n. 1, recita: “al comma 1, lettera c), del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, dopo le parole “di tipo” sono inserite le seguenti: “regionale, a eccezione di quelli espletati esclusivamente all’interno del medesimo territorio comunale o della città metropolitana, interregionale”.

La norma afferma chiaramente che il trasporto pubblico locale (autobus e metropolitane in primis) è escluso dall’uso del Green Pass base, previsto, invece, dal 6 dicembre anche per il trasporto pubblico regionale e interregionale. Gli stessi controlli, a campione, si riferiscono al trasporto pubblico regionale. 

Una svista? Un abbaglio preso da chi ha redatto il comunicato stampa diffuso dall’Esecutivo al termine del Consiglio e ripreso, poi, dalla stampa e dalle televisioni? Lo capiremo solo vivendo e leggendo il testo che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Desidero concludere con quando detto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 25 aprile 2019: “La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva“. Concordo con Lei, caro Presidente.

Tags: covidgreen passSuper Green Pass
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