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Home Società

Punto e virgola. Berlusconi, la gran rentrée in Europa 6 anni dopo

Simona Corcos di Simona Corcos
22 Gennaio 2018 19:49
in Società
Tempo di lettura: 3 minuti
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Punto e virgola. Berlusconi, la gran rentrée in Europa 6 anni dopo

Silvio Berlusconi e (a destra) Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo (Photo credits: EPA)

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Nel novembre 2011 le dimissioni e l’arrivo di Monti. Da oggi, la 48 ore a Bruxelles per “garantire” i vertici della Ue dalla “spina” Salvini

di LabParlamento

Si faticherebbe davvero a non assegnare la palma di “fatto del giorno” e probabilmente della settimana, alla gran rentrée in Europa di Silvio Berlusconi. Una 48 ore a Bruxelles che da oggi sancisce ufficialmente il ritorno dell’ex Presidente del Consiglio, da statista e al centro della vita politica internazionale, nonostante l’attuale incandidabilità, nel pieno della campagna elettorale per il voto del 4 marzo. E a poco più di sei anni dall’uscita repentina e drammatica da Palazzo Chigi.

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Era la notte del 13 novembre 2011 quando Berlusconi si dimetteva, dopo un tesissimo colloquio con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L’indomani le consultazioni e l’incarico a Mario Monti per un governo tecnico al quale l’ufficio di presidenza del Pdl aveva dato il proprio assenso. Il premier si era recato al Colle dopo il via definitivo alla Legge di Stabilità, che il Quirinale aveva immediatamente promulgato. Nel provvedimento, il maxiemendamento del Governo con le misure chieste proprio dalla Ue per “salvare” l’Italia dal crollo economico. Contestazioni e festeggiamenti fuori dai cosiddetti palazzi del potere.

Sembrano passati secoli non anni e la stessa Ue, sebbene con diversi vertici, ha accolto il Cavaliere come se niente fosse accaduto. Lo stesso Berlusconi, eccetto fugaci accenni (leggi Merkel e “colpo di Stato” del 2011) ha gettato quanta più acqua poteva sul fuoco del passato, da vero vincitore che non vuol infierire più di tanto anche perché ha tutto l’interesse a non farlo: aspetta ancora la sentenza di Strasburgo sulla Legge Severino e se il Centrodestra vincerà le elezioni ha bisogno dei “tecnocrati” di Bruxelles tanto quanto questi hanno bisogno di un’Italia stabile e affidabile.

Ecco, proprio qui, nella stabilità del Paese, sta naturalmente il centro della questione perché l’Europa e non solo (non a caso anche il PD gli ultimi giorni ha cominciato a farne motivo forte di propaganda) non crede affatto nella capacità di Berlusconi di tenere a bada il populismo della Lega da una parte e l’eccesso di nazionalismo di FdI, dall’altra. Una riprova nelle stesse ore della missione europea con Matteo Salvini a dichiarare che “l’Italia non ha bisogno di garanti, siamo una Repubblica libera e sovrana che è stata calpestata dagli interessi di Bruxelles e Berlino, quindi sono gli italiani a dover essere garantiti da questo”.

Per intanto, avanti tutta sull’operazione affidabilità.  Con una “chicca” da navigato comunicatore. Quella con la quale si è definito: “Un ragazzo della guerra, che da 50 anni ha vissuto sotto l’angoscia della guerra fredda e che è riuscito, nel 2002, a fare entrare la Federazione russa nella Nato” (ricordate il “ragazzo di sinistra” di Pietro Grasso?).  “L’esistenza dell’Europa – ha sottolineato il leader di FI durante due ore con i vertici del Ppe – è essenziale: un convincimento per noi profondo”. Inoltre, ha assicurato l’ex premier, in caso di ritorno al Governo “rispetteremo la regola del 3% deficit-Pil che pure è discutibile”. E “la politica che vogliamo seguire con la flat tax rispetterà il 3% perchè assicureremo con l’aumento del Pil, che prevediamo ci sarà a causa della flat tax, di poter ridurre la percentuale del 134% del rapporto debito-Pil portandola al 125% come era al momento del ‘colpo di Stato’ del 2011”.

Il leader di Forza Italia ha detto ancora di credere “assolutamenete all’Unione europea come fatto fondamentale perché, dopo le grandi guerre terribili e micidiali della prima parte del secolo scorso, l’Europa ci ha dato 70 anni di pace. Bisogna continuare con l’Europa per la pace”. “Speriamo che possa tornare su binari stabiliti dai padri fondatori, come De Gasperi, Schuman, Adenauer, che ho letto in questi giorni”.

In particolare, secondo Berlusconi “occorre che si rafforzi” e che “vi siano una politica estera comune e una politica di difesa comune. Questo – ha sottolineato – porterebbe a tutti noi un risparmio di molti miliardi di euro, ma soprattutto farebbe diventare l’Europa ciò che oggi non è: una potenza mondiale, capace di al tavolo con le altre potenze militari mondiali e di avere quindi un ruolo importantissimo nel futuro del mondo”.

Archiviati i contrasti e le polemiche del passato con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, con una semi-benedizione per la probabile riedizione a Berlino di un governo di Grosse Koalition. Con lei “ci sono ottimi rapporti” anche se “qualcuno ha cercato, con volgarità che non si sono rivelate vere, di mettere zizzania ma i nostri rapporti sono sempre stati positivi” e “la signora Merkel ci sostiene con determinazione in questa campagna elettorale”.

Nell’agenda di Berlusconi incontri con il presidente della Commissione Ue, Juncker, il presidente dell’Europarlamento, Tajani, la commissaria Ue, Marija Gabriel e poi segretario, capogruppo e presidente del Ppe, rispettivamente, Lopez, Weber e Daul.

Tags: Elezioni PoliticheSilvio BerlusconiUnione europea
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