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Meno tasse, libero mercato, taglio dell’iva: la ricetta di Liz Truss funzionerà per l’economia britannica?

Redazione LabParlamento di Redazione LabParlamento
07 Settembre 2022 06:05
in Esteri
Tempo di lettura: 7 minuti
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Meno tasse, libero mercato, taglio dell’iva: la ricetta di Liz Truss funzionerà per l’economia britannica?
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Di Steve Schifferes*

Liz Truss può anche aver vinto la battaglia per diventare Premier, ma non aspettatevi che le diano molto tempo per insediarsi. Si prevede che il tenore di vita dei cittadini britannici diminuirà del 10% (percentuale mai vista prima) nei prossimi due anni, a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e di altri beni.

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L’economia del Regno Unito è a rischio recessione entro la fine di quest’anno e non si prevede praticamente alcuna crescita economica fino al 2024. L’inflazione, già al 10%, potrebbe salire, secondo alcune previsioni, a oltre il 20%. Ciò andrà a discapito dei servizi pubblici come la sanità, l’istruzione e la polizia, già messi a dura prova dalle ristrettezze finanziarie del governo.

Nel frattempo, la crisi sta evidenziando i problemi strutturali del Regno Unito: il Paese è in ritardo rispetto ai rivali in termini di crescita economica, disuguaglianza e produttività. I redditi reali della maggior parte delle famiglie britanniche non sono cresciuti nell’ultimo decennio, mentre gli investimenti non sono stati sufficienti per aumentare la produttività.

Le grandi differenze di produttività sono anche alla base del divario tra Londra e il Sud-Est rispetto al resto del Paese, che il “levelling up” (livellamento verso l’alto) si proponeva di affrontare.

Chi aiutare?

Con una bolletta elettrica media annua destinata a raddoppiare fino a superare le 3.500 sterline a ottobre a famiglia, a causa di un forte rialzo del tetto massimo dei prezzi dell’energia, e potenzialmente a oltrepassare le 6.000 sterline entro aprile, milioni di famiglie saranno spinte verso la povertà. Sebbene la Trussabbia vinto le elezioni per la leadership dei Tory esaltando i tagli alle tasse e il libero mercato, ha dichiaratoche nella sua prima settimana di mandato introdurrà misure di emergenza per affrontare la crisi energetica, fornendo un nuovo sostegno governativo alle famiglie e alle imprese.

Tutto ciò avrà un prezzo molto alto. A seguito dell’ultimo aumento del tetto massimo dei prezzi dell’energia, il semplice potenziamento del pacchetto di aiuti esistente, in modo che assorba ancora tre quarti dell’aumento delle bollette, farà salire il costo per il governo da 24 a 42 miliardi di sterline. Nella sua campagna elettorale, Truss ha parlato anche di tagliare l’IVA sul costo del carburante e di sospendere la “green levy ” (tassa verde) che tutti pagano per il costo dell’energia rinnovabile, ma questi interventi daranno solo un sollievo limitato.

Truss potrebbe essere favorevole a un approccio mirato e temporaneo per fornire ulteriore assistenza, aumentando le sovvenzioni esistenti per i pensionati e per coloro che ricevono sussidi quando il tetto massimo salirà ulteriormente. Ma la politica è tale che potrebbe essere necessario occuparsi direttamente del prezzo dell’energia, magari attraverso la proposta del partito laburista di congelare i prezzi per sei mesi. Ciò avrebbe un costo di 38 miliardi di sterline, e anche di più se i prezzi dell’energia continueranno contemporaneamente a salire.

Trussonomics

Il nuovo governo si è inoltre impegnato a introdurre un budget d’emergenza entro un mese per annullare gli effetti del recente aumento dei contributi previdenziali e bloccare l’aumento dell’imposta sulle società previsto per aprile 2023, che costerà rispettivamente 13 e 17 miliardi di sterline. Questo dovrebbe azzerare immediatamente il previsto “margine di manovra fiscale” di 30 miliardi di sterline previsto a marzo dall’Office of Budget Responsibility (OBR) del governo, anche prima di prendere in considerazione un’eventuale recessione che ridurrà le entrate fiscali e richiederà un aumento della spesa per i sussidi.

Tuttavia, queste mosse avranno un effetto limitato sul costo della vita. Tagli fiscali più radicali, come una riduzione complessiva dell’IVA o dell’imposta sul reddito, costerebbero molto di più. Ad esempio, la proposta di Truss di un taglio del 5% dell’IVA costerebbe 38 miliardi di sterline. Allo stesso tempo, il suo governo sembra intenzionato a indebolire le regole fiscali che in passato hanno guidato le decisioni di spesa.

Molti economisti ritengono che stimolare l’economia con tagli alle tasse e spese aggiuntive non farebbe che aumentare ulteriormente l’inflazione, costringendo la Bank of England ad aumentare i tassi di interesse e danneggiando la crescita. Poi c’è il debito pubblico, che è già al 100% del PIL. Truss ha sostenuto che, poiché Stati Uniti e Canada sono ancora più indebitati, il Regno Unito può permettersi di aumentare il debito.

Debito pubblico in rapporto al PIL delle principali economie

Ma questo limiterà ulteriormente la sua capacità di spesa. Secondo le previsioni dell’OBR, i pagamenti annuali degli interessi sul debito pubblico raggiungeranno gli 83 miliardi di sterline nel 2022. Si tratta di oltre il 3% del PIL e di un importo pari quasi all’intero bilancio dell’istruzione, e i pagamenti del debito potrebbero essere ancora più elevati, soprattutto se gli investitori internazionali dovessero diventare riluttanti a finanziare i prestiti del Regno Unito. Con la sterlina che ha già toccato i minimi dagli anni ’80, non c’è molta fiducia nell’economia britannica.

Il nuovo governo sostiene che i tagli alle tasse saranno ripagati da una maggiore crescita economica, che aumenterà le entrate fiscali e ridurrà il deficit negli anni a venire. A mio avviso, Truss ha certamente ragione nell’identificare i maggiori problemi a lungo termine dell’economia nella bassa crescita e nella bassa produttività. Ma tutti i governi del dopoguerra hanno cercato di aumentare la produttività, con un successo limitato.

Tuttavia, le prove non sono convincenti sul fatto che il solo taglio delle tasse sia la risposta. Il tentativo degli Stati Uniti di fare qualcosa di simile sotto Ronald Reagan non è un precedente incoraggiante. I tagli fiscali statunitensi all’inizio degli anni ’80 non si sono ripagati da soli, ma hanno alimentato l’inflazione, poiché la spesa pubblica non è stata tagliata e il deficit pubblico è aumentato. La Federal Reserve di Paul Volcker fu costretta ad alzare bruscamente i tassi di interesse, frenando l’inflazione ma causando la “recessione Volcker“.

Il governo Thatcher adottò un approccio diverso, aumentando le tasse nel suo primo mandato per portare il bilancio in pareggio prima di tagliare le aliquote fiscali sul reddito. Si registrò un aumento della produttività, ma i fattori chiave furono la privatizzazione delle industrie statali inefficienti e l’indebolimento del potere contrattuale dei sindacati.

State-shrinking

Truss è stata riluttante a discutere il corollario dei grandi tagli fiscali: la necessità di ridurre l’influenza dello Stato. Il governo ha già in programma di limitare fortemente l’aumento delle retribuzioni dei lavoratori del settore pubblico – la parte più consistente della spesa pubblica – a livelli ben inferiori all’inflazione. Questo potrebbe scatenare scioperi e una crisi di assunzioni per il servizio sanitario nazionale, già carente di personale.

Il governo sta inoltre pianificando tagli importanti al numero di dipendenti pubblici e ad altri settori della forza lavoro del settore pubblico. Questo aggraverà i problemi esistenti nella fornitura di molti servizi chiave. Il piano della Truss di ridurre la burocrazia e gli sprechi e di “dare più soldi ai servizi di prima linea” non sarà sufficiente a evitare tutto questo. Si noti che alcuni alleati chiave della Truss, tra cui il ministro per la Brexit Jacob Rees-Mogg, ritengono che “piuttosto che cercare di dare tagli e spuntatine fiscali, [dovremmo] chiederci se lo Stato debba o meno svolgere alcune funzioni”.

Si è anche parlato poco di livellamento. Come ha chiarito il libro bianco del governo all’inizio di quest’anno, sono necessari ingenti investimenti statali a lungo termine in infrastrutture e formazione nelle cosiddette roccaforti “Red Wall” dell’Inghilterra settentrionale, tradizionalmente laburiste, ma passate ai Tory offrendo a Boris Johnson la sua consistente maggioranza nel 2019.

La quadratura del cerchio tra le richieste dei cittadini di servizi migliori e di sostegno al costo della vita e il desiderio del governo di tagliare le tasse è il dilemma centrale con cui Truss dovrà confrontarsi. Le decisioni prese nei prossimi mesi influenzeranno non solo la situazione economica di ogni famiglia del Paese, ma anche il destino del nuovo governo che dovrà affrontare le elezioni generali entro i prossimi due anni.

Pubblicato su The Conversation UK il 5 settembre 2022 

*Professore di Politica economica internazionale presso la City University of London 

Tags: Crisi energeticaGran Bretagna
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