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Home Economia

E’ davvero possibile togliere la moneta?

Antonio Libretti di Antonio Libretti
27 Agosto 2021 06:48
in Economia
Tempo di lettura: 4 minuti
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E’ davvero possibile togliere la moneta?
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E’ davvero possibile togliere la moneta e fare tutto con pagamento elettronico tracciabile? Per giungere ad una risposta esauriente occorre mettere in luce gli effetti e le necessità di una restrizione nella circolazione della moneta e le finalità poi da raggiungersi con l’uso di mezzi tracciabili.

In ordine alle restrizioni sulla circolazione della moneta la problematica iniziale non è nuova ed in economia risponde alla cosiddetta “Teoria quantitativa della moneta”. 

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La teoria quantitativa della moneta afferma che la quantità di moneta disponibile in un’economia determina il livello dei prezzi e il tasso di crescita della quantità di moneta disponibile determina il tasso di inflazione. 

In un ciclo economico come quello che stiamo da anni vivendo, ove l’inflazione è stata in continua crescita implicando ogni conseguente tangibile difficoltà, la necessità di intervento è unicamente focalizzabile, per gli effetti su un lungo periodo, sulle restrizioni possibili della circolazione di moneta. 

Se è vero che un aumento dell’offerta di moneta rende disponibile una maggiore quantità di euro è conseguentemente vero che anche il livello generale dei prezzi aumenta e il valore dell’euro diminuisce. 

Dal che un aumento del tasso di crescita della quantità di moneta fa aumentare il tasso di inflazione ma non provoca effetti sulle variabili reali. tale teoria trova conferma in economia sul cosiddetto “Effetto Fisher”. 

L’effetto Fisher afferma che esiste una relazione diretta e unitaria tra il tasso di inflazione e il tasso di interesse nominale. In altri termini, quando il tasso di inflazione aumenta, il tasso nominale di interesse aumenta nella stessa proporzione mentre il tasso di interesse reale non varia. 

E’ normale, quindi, che i diversi motivi per i quali l’inflazione è vista come un costo per la società necessitano di essere combattuti e quanto più evitati. Incidenti sul fenomeno sono diverse varianti che vanno altresì a dover essere considerate. 

La domanda di moneta è ovvio che proviene dai soggetti che la domandano per svariati scopi quali, ad esempio, per effettuare più spese, per motivi precauzionali, in quanto si cerca di accumularne per eventuali avvenimenti futuri o per motivi speculativi. E’ da dire che tra i fattori che possono influenzare la domanda di moneta il più importante è sicuramente il livello medio dei prezzi in quanto più alti sono i prezzi dei beni e maggiore sarà la quantità di moneta che necessita per acquistarli. 

Vi è, quindi, una diretta relazione tra i prezzi e la quantità di moneta domandata. Ciò implica che una maggiore domanda di moneta importerà un aumento dell’inflazione e il mezzo per arginare l’inflazione è diminuire la circolazione di moneta. 

Posto, quindi, che l’inflazione rappresenta un costo per la società è possibile individuarne i motivi di tale fenomeno. In primo luogo, i costi rappresentati dalle risorse sprecate nel tentativo di ognuno di ridurre la propria liquidità; i costi conseguenti l’aggiornamento dei prezzi da parte delle imprese che cercano di ridurre alcune risorse tanto da giungere ad un’inefficienza nel sistema; le conseguenti decisioni dei consumatori e delle imprese che risulteranno distorte da un anomalo andamento della domanda e dell’offerta; la Banca Centrale nell’intervenire aumentando l’offerta di moneta finisce per creare inflazione. 

All’esito di tali fenomeni incidenti i governi si trovano nella necessità di creare moneta e di conseguenza le entrate erariali andranno anche ad incrementarsi attraverso la tassa da inflazione. Tale tassa andrà a colpire chi detiene più moneta, chi detiene maggiori capitali, chi ha redditi da interessi e chi nel vedersi aumentare il proprio reddito soggiace alla progressività fiscale prevista per la tassazione dei redditi stessi. 

Dopo una breve disamina sul fenomeno è necessario ora capire quali sono le conseguenze, positive o negative, sull’eliminazione della moneta e fare tutto con pagamento elettronici e tracciabili.

Cominciamo col dire che l’impostazione di una simile prospettazione è solo il frutto di una legislazione squisitamente di ordine fiscale. L’interesse del Fisco a rastrellare danari per una atavica necessità di arginare il debito pubblico e far fronte alle ingenti e molto spesso infruttuose spese pubbliche implica, non solo e non tanto, la ricerca e l’adozione di strumenti estremi di controllo ma anche l’obiettivo di giungere, forse un giorno, ad incrociare i dati di ogni singolo contribuente per raffrontare il reddito dichiarato e le spese tutte sostenute. 

Viste le interpretazioni restrittive che l’Agenzia delle Entrate ha fornito sinora sugli “altri sistemi di pagamento”, sarebbe auspicabile che il concetto di pagamento tracciato fosse ampliato per includere quanto meno gli Istituti di Moneta Elettronica. 

In ogni caso, è da auspicarsi che la moneta in sé non venga messa al bando e che le transazioni nel futuro siano anche possibili con l’utilizzo della stessa moneta in quanto è da credere fermamente che non tutti siano dei potenziali o sicuri evasori e che il danaro guadagnato dal proprio lavoro e annualmente dichiarato e tassato possa essere speso non solo attraverso gli strumenti finanziari di pagamento imposti e precostituiti ma anche in moneta contante. 

E’ compito dello Stato sicuramente intervenire e legiferare per il contenimento dell’inflazione ma deve essere anche fatta rientrare nella disponibilità dei singoli la libertà di gestire il proprio denaro anche perché riteniamo che il valore dello stesso si apprezzi e rispetti molto di più avendone manuale contatto e diretta visione. 

Tags: Fiscopagamenti tracciabili
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