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Home Esteri Europa

Dall’Ue via libera al chatcontrol per spiare i telefoni contro la pedopornografia

Alessandro Alongi di Alessandro Alongi
24 Agosto 2021 07:20
in Europa, Società, Tech
Tempo di lettura: 3 minuti
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Dall’Ue via libera al chatcontrol per spiare i telefoni contro la pedopornografia
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Se non è una rivoluzione poco ci manca: il 6 luglio scorso il Parlamento europeo ha approvato una deroga temporanea alla direttiva 2002/58/CE, relativa al trattamento dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche (c.d. direttiva e-privacy), grazie alla quale i fornitori di servizi di messaggistica (da WhatsApp a Messenger, passando per Gmail) potranno scansionare automaticamente le email, i profili social e i messaggi su tutti i telefoni degli europei alla ricerca di materiale pedopornografico (c.d. chatcontrol).

Il nuovo Regolamento così approvato ha previsto una limitazione temporanea delle norme contenute nella direttiva e-privacy a tutela della riservatezza delle comunicazioni e dei dati sul traffico. Grazie a tale tratto di penna, infatti, è saltato (seppur temporaneamente) il divieto della sorveglianza del materiale scambiato online dagli utenti (via web o tramite telefonino) senza il loro consenso o in assenza di una specifica autorizzazione.

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Via libera, dunque, alla scansione automatica di ogni immagine e di ogni allegato alle mail che viaggia in rete tra un utente e un altro senza mandato di un giudice e in barba ad ogni segretezza e criptografia. Per l’operazione verranno utilizzati algoritmi automatici di riconoscimento del materiale critico, finalizzato a rilevare abusi sessuali commessi sui minori nell’ambiente digitale, con conseguente immediata segnalazione alle autorità di polizia per la rimozione di eventuale materiale illegale. L’utente verrà avvisato circa l’avvio di un’indagine sul suo conto.

Se, da un lato, con tale iniziativa l’UE ha riaffermato come la protezione dei bambini rappresenti una delle priorità del Vecchio continente, dall’altro l’iniziativa ha acceso un dibattito sull’inizio di una sorveglianza elettronica di massa.

Sul punto, lo stesso Regolamento approvato sembra sgombrare il campo da possibili fraintendimenti, specificando che gli operatori virtuali accederanno ai dati soltanto per rilevare informazioni in presenza di concreti elementi di sospetto di abuso di minori, senza la possibilità di dedurre la sostanza del contenuto. Come questo nuovo Grande Fratello UE sarà in grado di riuscirci è ancora un mistero.

L’abuso e lo sfruttamento sessuale dei bambini, senza ombra di dubbio, costituiscono gravi violazioni dei diritti umani, in particolare proprio a quello dei fanciulli ad essere protetti da ogni forma di violenza, maltrattamento e abuso sessuale. 

La digitalizzazione, accanto agli innegabili vantaggi prodotti alla società e all’economia, ha condotto ad un aumento critico degli abusi online, specialmente sui minori, grazie alla possibilità più ampia di accesso alle potenziali vittime e un forte aumento dello scambio di materiale pedopornografico in rete. 

Ma siamo sicuri – si chiedono diversi osservatori – che l’Intelligenza artificiale da sola sarà in grado di risolvere la questione? Sarà capace, ad esempio, di distinguere tra un’innocente foto di un bambino in costume al mare scambiata dai genitori e qualcosa di più grave? I più sono convinti che gli abusi sui minori rimarranno, soltanto si sposteranno maggiormente in profondità, così da non essere visti dagli scanner.

Il dubbio, al momento, è che tale provvedimento provochi un pericoloso precedente, attraverso il quale si potrà, domani, derogare alle tutele oggi previste dalla normativa privacy con la scusa di reprimere un certo fenomeno riprovevole agli occhi di tutti.

Tags: chatcontrolIntelligenza artificialeParlamento europeopedopornografiaPrivacysocial media
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Alessandro Alongi

Alessandro Alongi collabora nell’ambito del modulo di “Diritto della rete” all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, è specializzato in Relazioni istituzionali e Diritto parlamentare e attualmente si occupa di tematiche giuridiche e regolamentari presso l’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di TIM, oltre a svolgere attività di ricerca nell’ambito del Diritto dell’innovazione, del quale è autore di diversi studi e approfondimenti.

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