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Home Economia

L’innovazione che spinge la tradizione: il dibattito sui grani antichi 

Domenico Letizia di Domenico Letizia
30 Ottobre 2023 11:43
in Economia
Tempo di lettura: 3 minuti
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L’innovazione che spinge la tradizione: il dibattito sui grani antichi 
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Il grande dibattito geopolitico nel Mediterraneo vede emergere l’importanza della cooperazione e della ricerca scientifica alimentare per innescare lo sviluppo sostenibile e contrastare definitivamente la mancanza di accesso al cibo per le popolazioni della sponda Sud del nostro bacino comune. Elementi cardine della Dieta Mediterranea sono i grani antichi: una fonte preziosa di benessere che hanno un basso impatto ambientale, tutelano la biodiversità e sono facilmente inseribili nei sistemi di coltivazione biologici che rispettano l’ambiente.

Queste varietà venivano coltivate in un’epoca in cui i moderni concimi azotati o il glifosato non erano ancora diffusi. La diffusione del consumo dei grani antichi ha innescato un grande dibattito anche tra gli esperti. Recentemente, l’Accademia Nazionale di Agricoltura, in collaborazione con la casa editrice “Il Mulino”, ha organizzato un incontro con lo scopo di chiarire alcuni aspetti poco noti di queste varietà di cereali. 

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Durante il dibattito, alcuni esperti hanno chiaramente dichiarato di considerare queste varietà un’operazione commerciale ben riuscita che si basa su convinzioni errate, registrando una mancanza di regolamentazione dei “grani antichi” che non sono inclusi nel Registro Nazionale, il che solleva preoccupazioni sulla qualità e sulla trasparenza per i consumatori. Tuttavia, gli esperti di cooperazione alimentare e gli attivisti dello sviluppo sostenibile nel Mediterraneo allargato evidenziano che non si tratta solo di grani antichi contro moderni, ma di un’intera filiera di produzione che, attraverso modalità innovative e sostenibili di lavorazione, coltivazione e produzione, consente di generare un prodotto disponibile in grandi quantità e a bassissimo costo. 

Esempio importante è il progetto “Grani Antichi di Tunisia”, elaborato dall’ingegnere Franz Martinelli, Presidente di Gi.&Me. Association, assieme al altri Partners, che ha permesso di valorizzare i grani antichi tunisini attraverso l’implementazione di tutta la filiera, dai piccoli agricoltori che ancora seminano queste varietà tradizionali di grano duro ai lavoratori che impastano e che ne fanno prodotti ad alto valore aggiunto, come il borghul, il couscous, il pane e le varie tipologie di pasta della tradizione gastronomica tunisina. 

Il progetto nasce dalla collaborazione con l’Associazione Slow Food Tebourba e l’Associazione Irada per la famiglia rurale e le artigiane, che hanno lanciato un circuito economico circolare attraverso la valorizzazione di tutta la filiera che va dal produttore al consumatore. Il succo del dibattito internazionale tra innovatori, ricercatori e progettisti è legato alle prospettive della ricerca scientifica. Per grani antichi si intendono le varietà selezionate prima delle trasformazioni industriali applicate all’agricoltura nel corso del Novecento. Ci sono svariati tipi di grani antichi: dai grani duri, maggiormente utilizzati al Sud, anche per il clima più favorevole alla loro coltivazione, ai grani teneri. Le varietà moderne sono il prodotto di un miglioramento genetico, al fine di ottenere piante più produttive e con la caratteristica di poter essere coltivate in ambienti molto diversi, massimizzando il contenuto proteico e tralasciando completamente le tradizioni locali tipiche di un preciso contesto geografico e sociale. 

Sviluppare la ricerca scientifica solo sulla resa e sulla produttività, senza valorizzare gli aspetti legati all’occupazione sostenibile di un territorio, alla tutela della biodiversità e all’innovazione dei processi produttivi della sponda Sud del Mediterraneo, consente di perseguire un modello industriale che non riesce a far emergere le potenzialità delle comunità e la cultura alimentaresalutare del territorio. 

La ricerca ha permesso lo sviluppo di varietà di grano sempre più resistenti e adattate ai diversi ambienti, ma rischia di sottovalutare la portata economica dei prodotti locali, dimenticando di comprendere che i grani antichi possono essere utili per la rinascita economica economia di alcune zone collinari, periferiche e di montagna. Sviluppando una nuova idea di ricerca scientifica e di progettazione innovativa e tecnologica legata ai grani antichi, si consentirebbe di implementare strategie alimentari per la coltivazione nelle zone periferiche, dove i terreni sono abbandonati, sviluppando piccole produzioni che aiutano anche ad evitare lo spopolamento di molte realtà del nostro Mediterraneo. Un dibattito che aiuta a comprendere l’importanza di indirizzare la ricerca scientifica attuale legandola alle grandi problematiche geopolitiche e allo sviluppo sostenibile dell’economia contemporanea. 

Tags: Mediterraneo
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