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Home Interviste

L’energia secondo M5S. Girotto: “Sen poco ambiziosa e inefficace”

Simona Corcos di Simona Corcos
07 Luglio 2017 12:18
in Interviste, Sanità, Società
Tempo di lettura: 4 minuti
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L’energia secondo M5S. Girotto: “Sen poco ambiziosa e inefficace”

Gianni Girotto, capogruppo M5S nella Commissione Industria del Senato

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Serve un piano annuale. Accelerare la decarbonizzazione: carbone via in una legislatura, gas entro il 2050. Corridoio di liquidità gas: “Abbiamo dei dubbi”. Spinta alle Fer e ai “Sdc”

di LabParlamento

La Sen attualmente in consultazione è uno strumento “poco ambizioso e inefficace”. Difende un “modello obsoleto” e le solite “rendite di posizione”. Lo sostiene il sen. Gianni Girotto, capogruppo M5S in Commissione Industria, in una intervista a LabParlamento nella quale tocca i problemi energetici del momento. E annuncia: “La decarbonizzazione va accelerata: si può uscire dal carbone in una legislatura, dal gas entro il 2050”. La produzione di energia va liberalizzata. Nuove infrastrutture? Bastano quelle che ci sono.

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Il Mise e il Mattm nei giorni scorsi hanno rinviato al 31 agosto il termine della consultazione pubblica sulla Strategia Energetica Nazionale (Sen). Qual è, in sintesi, il vostro giudizio complessivo sulla Strategia del Governo e ci sono dei punti chiave che per voi andrebbero modificati o rivisti?

Il documento posto in consultazione contiene alcuni elementi condivisibili ma appare poco ambiziosa ed inefficace per il raggiungimento degli obbiettivi di riferimento, seppur individuati in linea con quelli indicati dall’Europa al 2030 sul clima ed energia e negli impegni internazionali di decarbonizzazione sottoscritti a Parigi e ribaditi a Marrakesh.  La visione del  M5S è molto più ambiziosa. Diverge nettamente dai presupposti previsti dalla SEN che al di la dei dichiarati buoni propositi, ripropone la difesa di un modello obsoleto, basato sulla difesa di rendite di posizione, alimentate da un sistema energetico fortemente centralizzato, che vanno eliminate. Il M5S mira ad una effettiva decarbonizzazione del sistema con la realizzazione di un modello energetico fortemente innovativo e decentrato, in cui la produzione e l’autoconsumo da fonti energetiche rinnovabili, gli interventi di risparmio energetico e di efficientamento coinvolgono da protagonisti una molteplicità di soggetti.

Nella Sen viene fissato al 2030 il termine per la fine dell’uso del carbone nel settore elettrico. Un obiettivo di questo tipo vi sembra compatibile con il Programma Energia (PEM5S) da voi presentato nell’aprile scorso, o lo ritenete eccessivamente “timido” nell’ottica di un progressivo abbandono dei combustibili fossili?

Dobbiamo necessariamente accelerare il processo di decarbonizzazione. Guardiamo ai rischi e ai costi sanitari, ambientali e sociali che la conservazione di questo modello produce ma tenendo ben presente i benefici economici che la partecipazione a questa transizione può produrre per l’occupazione e l’economia del Paese. Noi riteniamo sia possibile uscire dal carbone in una legislatura, al massimo in 5 anni.

Il PEM5S immagina che l’Italia al 2050 possa essere 100% green. Quale percorso porterebbe al raggiungimento dell’obiettivo, ed è previsto il ricorso a “fonti ponte” nella transizione verso le energie rinnovabili?

Entro il 2050 prevediamo che i consumi saranno caratterizzati da una fortissima penetrazione del vettore elettrico, anche grazie alla spinta della mobilità e verranno soddisfatti solamente con l’energia rinnovabile. Un obbiettivo raggiungibile attraverso scelte nette, che porteranno l’uscita dal carbone nell’arco di una legislatura e del gas entro il 2050.

La Sen include tra le priorità di azione del Paese la sicurezza degli approvvigionamenti e la diversificazione delle fonti, al fine di garantire la tenuta del sistema. Quali sono le iniziative che il Movimento 5 Stelle immagina in materia?

Le iniziative sono molte. Innanzitutto è fondamentale realizzare un clima di fiducia intorno agli operatori del settore, ormai scoraggiati, creando un quadro di regole chiare e stabili per un periodo certo. Una delle proposte che il M5S sta sostenendo fortemente riguarda la liberalizzazione della produzione di energia dando la possibilità di realizzare sistemi di distribuzione chiusi alimentati da fonti energetiche rinnovabili. L’incremento della produzione di energia rinnovabile e gli interventi di efficientamento energetico garantiscono una maggiore autonomia energetica per il Paese e conseguentemente una minore dipendenza dall’estero. Se avessimo investito in modo più efficiente e deciso in questi settori non avremmo rischiato di riattivare le centrali a carbone nel momento del calo della produzione di energia nucleare francese. Le azioni da intraprendere per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 su clima ed energia ridurranno i bisogni di approvvigionamento rendendo inutile la realizzazione di nuove infrastrutture i cui  costi sarebbero in ogni caso socializzati ai clienti finali. Se non perdiamo altro tempo e ci spingiamo verso la decarbonizzazione le infrastrutture esistenti sono sufficienti, come lo sono state fino ad ora.

Come giudicate l’idea dell’Esecutivo di avviare il “Corridoio della liquidità” per allineare il prezzo del gas italiano alle quotazioni degli hub del Nord Europa?

Sull’efficacia di questo strumento c’è qualche dubbio. Sarei molto cauto. Da alcuni studi emerge che il vantaggio economico è relativo: una riduzione di massimo 0,8 euro/MWh del prezzo al PSV.  Inoltre il costo che sarà di alcune centinaia di milioni di euro verrà scaricato sui consumatori.

Se nel prossimo futuro doveste arrivare a Palazzo Chigi, anche voi ricorrereste a strumenti simili alla Sen? E con che cadenza aggiornereste un documento così rilevante?

Al di la del termine che potremmo individuare (che sia piano o programma), al Governo del Paese adotteremo un strumento che sia flessibile alle innovazioni, poiché queste corrono velocemente. Uno strumento che non dia solo una visione strategica al 2050 ma anche degli obiettivi nazionali con le azioni per raggiungerli, in cui la pianificazione delle Regioni deve assumere una maggiore responsabilità. Lo strumento andrebbe aggiornato periodicamente sulla base delle necessità. La digitalizzazione degli strumenti di lavoro danno la possibilità di far intervenire gli enti responsabili nell’ambito dell’energia (Enea, Gse, Rse) con maggiore velocità. Si dovrà coinvolgere anche loro per scegliere una cadenza. Penso comunque che potremmo ipotizzare un aggiornamento annuale.

Tags: EnergiaGianni Girotto
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