martedì 21 Marzo, 2023
LabParlamento - Quotidiano di analisi e scenari politici
  • Elezioni 2022
  • Politica
    • Governo
    • Parlamento
  • Economia
  • Giustizia
  • Società
    • Istruzione
    • Cultura
    • Ambiente
    • Sanità
    • Tech
  • Esteri
    • #Ucraina
    • Europa
    • Mondo
  • LabRoma
  • LabParlamento
    • Chi siamo
    • La redazione
    • Contatti
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Elezioni 2022
  • Politica
    • Governo
    • Parlamento
  • Economia
  • Giustizia
  • Società
    • Istruzione
    • Cultura
    • Ambiente
    • Sanità
    • Tech
  • Esteri
    • #Ucraina
    • Europa
    • Mondo
  • LabRoma
  • LabParlamento
    • Chi siamo
    • La redazione
    • Contatti
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
LabParlamento - Quotidiano di analisi e scenari politici
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Home Esteri Europa

Tornato il ’22, torna anche il pericolo fascista?

Massimiliano Cacciotti di Massimiliano Cacciotti
20 Gennaio 2022 05:56
in Europa, Politica
Tempo di lettura: 7 minuti
A A
Tornato il ’22, torna anche il pericolo fascista?
Condividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su WhatsappCondividi su Linkedin

Correva l’anno 1922 quando, un po’ a sorpresa, il cavaliere Benito Mussolini veniva nominato dal Re Vittorio Emanuele III – dopo lo svolgimento della cosiddetta “marcia su Roma” – presidente del consiglio dei ministri. Il futuro Duce avrebbe mantenuto quella carica fino all’estate del 1943, dando così inizio a un famigerato “ventennio”. 

A cento anni esatti di distanza da quell’evento, il nostro paese è oggi finalmente vaccinato dal rischio di una nuova deriva totalitaria? Oppure – proprio come pare stia avvenendo sul fronte Covid con la variante Omicron – il virus del totalitarismo può ancora “bucare” i “vaccini” somministrati agli italiani durante gli ultimi decenni? Rispondo senza giri di parole: il rischio totalitario c’è ancora e forse mai come oggi è stato tanto elevato. 

Altri articoli interessanti

“L’arte pubblicitaria del Fascismo”, in un libro il marketing evocativo del Ventennio

Apologia del fascismo in discussione alla Camera. Ma non era già reato?

C’è però da aggiungere che immaginare un ritorno del fascismo così come lo abbiamo conosciuto attraverso libri di storia e documentari tv, con un’Italia attraversata da squadracce armate di manganello e olio di ricino, con un paese preso in ostaggio da folle di fanatici col fez e la camicia nera, oppure da più moderni naziskin dai capelli rasati e dalle enormi svastiche tatuate sul braccio, è inverosimile. Non è certo questo il rischio che oggi si profila. 

Anzi, se il pericolo di una nuova deriva totalitaria c’è ed è molto concreto, ciò è dovuto anche a questa immagine macchiettistica e fuorviante con cui per decenni si è parlato di fascismo e più in genere di totalitarismo. Un fascismo raccontato poco nella sua reale e articolata vicenda storica e presentato solo come l’ideologia fanatica di un manipolo di violenti e rozzi ragazzoni esagitati, usciti dal trauma della Grande Guerra con l’unico obiettivo di menare le mani. 

Si è finito così per dimenticare che anche raffinatissimi intellettuali – dunque uomini niente affatto rozzi e niente affatto violenti – oltre a scienziati premi Nobel, furono ferventi ammiratori del regime mussoliniano. Mi riferisco a personaggi del calibro di Luigi Pirandello, Ezra Pound, Guglielmo Marconi, Giovanni Gentile. Per non parlare dei più movimentisti, ma pur sempre colti, Filippo Tommaso Marinetti e Gabriele D’Annunzio. O del fatto che lo stesso Mussolini fu uno dei più apprezzati editorialisti della propria epoca. 

L’immagine falsata del fascismo che si è propagandata dal secondo dopoguerra – cioè quella di un movimento che dell’ignoranza e della violenza fisica avrebbe fatto un vanto e un marchio di fabbrica – ha generato purtroppo un antifascismo altrettanto falsato, un antifascismo di maniera, superficiale, che è quello con cui per oltre settant’anni – e anche di recente – si sono arringate le folle, credendo in tal modo di educarle a riconoscere il pericolo fascista, per evitare di ricadere in quell’errore. 

In realtà, questo tipo di antifascismo, così male strutturato, è in grado di arginare un eventuale rigurgito totalitario, tanto quanto la poderosa e costosissima linea Maginot riuscì, ottant’anni fa, a frenare l’attacco dei nazisti contro la Francia: i panzer di Hitler la aggirarono senza bisogno di sparare un colpo, giungendo a conquistare Parigi in poche settimane. 

Quell’insistenza con cui si è messo l’accento solo su quanto accaduto negli ultimi anni del regime – senza soffermarsi sulle modalità con cui il fascismo è nato e ha ottenuto un consenso sempre più vasto nella popolazione italiana ed europea – ha focalizzato l’attenzione su alcune scelte tragiche e scellerate di quel periodo storico, quali le leggi razziali, l’alleanza con la Germania nazista e antisemita, la colonizzazione dell’Etiopia, l’entrata in guerra al fianco di Hitler. 

L’attenzione esclusiva verso quegli aspetti del fascismo ha però provocato, alla lunga, un effetto deleterio e indesiderato: ci ha portati a credere che il segnale per riconoscere un totalitarismo sia la presenza di un’ideologia bellicista, razzista e antisemita e che, dunque, se nell’Italia di oggi non c’è aria di neocolonialismo e nessuna legge discrimina gli ebrei, vuol dire che il rischio totalitario non esiste. 

Purtroppo, non c’è niente di più falso e pericolosamente sbagliato di questa convinzione, nata da false premesse e da una poco attenta lettura di quanto accaduto cent’anni or sono. Il fascismo – per poterlo comprendere davvero e per imparare così a non ripeterne gli errori – va infatti analizzato nel suo complesso, quindi anche nelle sue luci, oltre che nelle sue ombre. 

Per questo il sarcasmo con cui da decenni si prende in giro la frase – divenuta proverbiale – “Mussolini ha fatto anche cose buone”, oppure l’idea del fascismo come “male assoluto”, anziché denotare un reale rifiuto del fascismo – come sembrerebbe a prima vista – è di fatto un modo per non comprenderne le dinamiche e per non riconoscerlo, aiutandolo così a tornare in sella.

Presentare un fascismo tutto ombre, è completamente fuorviante. Il diavolo non è mai così brutto come lo si dipinge e, dunque, nessun regime è mai completamente malvagio. Se non si comprende che una dittatura ha bisogno di rappresentare se stessa come dispensatrice di bene e che quindi – per risultare più credibile – finirà per fare anche cose realmente benefiche, non si saprà mai riconoscere una vera dittatura. 

Tra l’altro, il sogno di ogni dittatore non è certo quello di sterminare i dissidenti. Semmai – visto che in ogni dittatore è spesso presente una forte componente narcisistica – il suo sogno è quello di essere amato da tutti, spontaneamente, dissidenti inclusi. Dunque, per essere amato, ogni dittatore ha la concreta necessità di “fare anche cose buone”, che vengano apprezzate dai cittadini. Mussolini non fece eccezione. 

C’è inoltre da tenere a mente che, per tre lustri circa, il regime fascista non fu per nulla antisemita. Per rendercene conto basti pensare al fatto che – a differenza di quanto poi fu scritto nel Mein Kampf hitleriano – non vi è traccia di antisemitismo nel cosiddetto “Manifesto di Sansepolcro”, ovvero nell’atto costitutivo con cui presentarono il proprio programma politico i Fasci Italiani di Combattimento fondati da Mussolini. 

Non fosse stato così, non sarebbe stato nemmeno possibile che, per tutti gli anni venti e per i primi anni trenta, la più fidata e ascoltata amica e consigliera del Duce fosse proprio un’ebrea: Margherita Sarfatti, scrittrice e critica d’arte di formazione marxista, nonché autrice della prima biografia autorizzata di Benito Mussolini, pubblicata nel 1925 e alla cui stesura collaborò egli stesso. 

Per non parlare – e qui siamo già in una fase più avanzata del regime – del famoso discorso di Bari del 1934, quello con cui Mussolini criticò, ferocemente, l’antisemitismo hitleriano, liquidandolo con sarcasmo: “Noi possiamo guardare con un sovrano disprezzo talune dottrine d’oltralpe di gente che ignorava la scrittura… in un tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio ed Augusto!”. 

Tutto ciò, sia chiaro, non impedì la forte virata successiva del regime, con le scelte tragiche e criminose che portarono l’Italia, di lì a poco, a sprofondare nella tragedia della guerra, della discriminazione razziale, dei rastrellamenti, delle deportazioni, dei bombardamenti, tra milioni di morti e una devastante spaccatura del paese. 

Ma se ciò fu possibile e con tanta rapidità, fu, soprattutto, perché nei decenni precedenti – grazie anche all’aiuto delle “cose buone” fatte da Mussolini – nel paese il consenso era divenuto quasi totale, era venuta meno ogni forma di critica, ogni freno allo strapotere mussoliniano, ogni contrappeso. E non solo e non tanto per via della violenza delle squadracce fasciste. Nella gran parte dei casi l’adesione degli italiani al fascismo, infatti, fu spontanea e pacifica. 

Lentamente, un pezzetto alla volta, Mussolini aveva forzato le leggi fino ad allora vigenti, aveva di fatto mandato in soffitta lo Statuto Albertino, aveva concentrato poteri, aveva eliminato ogni forma di opposizione politica e culturale, aveva creato un clima di adulazione, aveva trasformato l’informazione in propaganda, aveva ottenuto rispetto e ammirazione internazionale, costruendo un regime, senza che quasi nessuno se ne rendesse conto. “Ai tempi del fascismo non sapevo di vivere ai tempi del fascismo” avrebbe poi detto Hans Magnus Enzensberger. 

Fu un regime che solo all’inizio, cioè soprattutto prima di andare al potere, aveva avuto bisogno di forme manifeste e smaccate di violenza. Una volta che Mussolini divenne presidente del consiglio, quindi già a partire dal ’22, l’adesione al fascismo di molti italiani cominciò, invece, in misura esponenziale, ad essere automatica ed autentica, in alcuni casi per semplice conformismo, in altri casi per reale ed entusiastica convinzione. 

È solo tenendo conto di tutto ciò, dunque, che si comprende come i veri segnali di un possibile pericolo totalitarionon passino necessariamente per il razzismo, per il bellicismo, per la violenza fisica. Al contrario, essi spesso viaggiano grazie a un sottile gioco psicologico e sociale, con una lenta ma continua forzatura delle norme, con un costante indebolimento dei contrappesi politici, con una crescente demonizzazione degli avversari, presentati come nemici della patria e del bene, con l’adulazione del capo da parte della politica e dell’informazione, con la concentrazione progressiva dei poteri in un’unica persona o in un ristretto gruppo di persone, e con la conseguente crescente accettazione conformista o entusiasta di tutto ciò, da parte di un’ampia maggioranza della popolazione. 

Dunque, non è solo l’uso di squadracce e di carri armati che può far nascere una dittatura. Spesso sono sufficienti piccoli, a prima vista pacifici, però ripetuti, soprusi quotidiani, forzature di poco conto ma continue, atti apparentemente banali, operati congiuntamente, non solo dal leader, ma anche da un grigio e ampio sottobosco di tantissime persone perbene, di gente normale, di uomini e donne che finiscono così per diventare complici e “kapò” di quel regime, di cui a volte ignorano persino l’esistenza. 

Hannah Arendt descrisse meravigliosamente questo meccanismo psicologico nel suo libro “La banalità del male”. Ed è proprio questo male apparentemente innocuo, quotidiano, quello che vedo ritornare in mezzo a noi. Così come vedo tornare, spesso nell’indifferenza o addirittura nel plauso generale, una crescente concentrazione di poteri in poche e troppo riverite mani. 

Certo, anche oggi, proprio come cento anni fa, insieme ad alcuni più o meno evidenti soprusi, si stanno facendo anche tantissime “cose buone”. Meno buono, però, è il possibile sviluppo che tutto ciò potrebbe avere, se ne ignoriamo – per superficialità o per quieto vivere – i meccanismi e le tante, troppe, controindicazioni possibili, convinti come siamo, a torto, che nessuna dittatura potrà più ritornare nell’opulento, tollerante e pacifico mondo contemporaneo.

Tags: Benito MussoliniFascismototalitarismi
Articolo precedente

Scuola: presidi Andis, il Ministro Bianchi esulta ma le scuole soffrono

Articolo successivo

La pandemia della disuguaglianza 

Massimiliano Cacciotti

Massimiliano Cacciotti

LabParlamento Consiglia

“L’arte pubblicitaria del Fascismo”, in un libro il marketing evocativo del Ventennio
Cultura

“L’arte pubblicitaria del Fascismo”, in un libro il marketing evocativo del Ventennio

10 Ottobre 2021 05:43
Legge elettorale: svolta in vista o ancora tattica?
Parlamento

Apologia del fascismo in discussione alla Camera. Ma non era già reato?

13 Luglio 2017 10:47
Articolo successivo
La pandemia della disuguaglianza 

La pandemia della disuguaglianza 

Inps: l’Esperto, Governo intervenga su assegno mensile di assistenza solo per disoccupati ed inoccupati

Il governo beffa i disabili, gli aumenti delle pensioni agli invalidi civili conteggiati come redditi

Le ultime da LabParlamento

Roma celebra Shri Mataji: 100 eventi in 100 paesi del mondo

Roma celebra Shri Mataji: 100 eventi in 100 paesi del mondo

18 Marzo 2023
I (troppi) paradossi della scuola

I (troppi) paradossi della scuola

18 Marzo 2023
Libri, esce “Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale”

Libri, esce “Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale”

7 Marzo 2023
Fondo Conoscenza: alle imprese 4,5 milioni di euro per la formazione

Fondo Conoscenza: alle imprese 4,5 milioni di euro per la formazione

7 Marzo 2023
Il suicidio del professore di Licata non sia l’ennesimo “Milite Ignoto” della scuola 

Il suicidio del professore di Licata non sia l’ennesimo “Milite Ignoto” della scuola 

2 Marzo 2023
La realtà virtuale come supporto terapeutico per l’autismo 

La realtà virtuale come supporto terapeutico per l’autismo 

2 Marzo 2023
“Le molecole del Destino”: un cortometraggio sul Papilloma Virus

“Le molecole del Destino”: un cortometraggio sul Papilloma Virus

1 Marzo 2023
Roma, Digital marketing: il Master che forma Experience Manager

Roma, Digital marketing: il Master che forma Experience Manager

1 Marzo 2023
Giustizia / Da oggi separazioni e divorzi più semplici e veloci. I figli saranno sempre ascoltati

Giustizia / Da oggi separazioni e divorzi più semplici e veloci. I figli saranno sempre ascoltati

1 Marzo 2023
Malattie rare, #uniamoleforze: partecipazione attiva per migliorare qualità vita pazienti 

Malattie rare, #uniamoleforze: partecipazione attiva per migliorare qualità vita pazienti 

28 Febbraio 2023
Intervista a Fabrizio Quattrini, “vi spiego perchè è fondamentale l’educazione sessuale a scuola”

Intervista a Fabrizio Quattrini, “vi spiego perchè è fondamentale l’educazione sessuale a scuola”

28 Febbraio 2023
“Basta allo spreco alimentare”: Alessandro Alongi (XII Mun.) inizia la battaglia per il recupero del cibo nelle mense comunali

“Basta allo spreco alimentare”: Alessandro Alongi (XII Mun.) inizia la battaglia per il recupero del cibo nelle mense comunali

20 Febbraio 2023
Europol, tra agenzia di sicurezza e organo di sorveglianza di massa

L’amico virtuale non piace al Garante: cartellino giallo per Replika

20 Febbraio 2023
Il business delle Case vacanza confermato del boom di richieste di formazione dei futuri manager del settore

Come le norme sulle Case vacanze conducono alla professionalizzazione del settore

17 Febbraio 2023

In Campidoglio confronto aperto sulle opportunità commerciali nel mediterraneo

10 Febbraio 2023
LabParlamento

redazione@labparlamento.it

© 2022 LabParlamento è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Roma con autorizzazione n. 3 del 13 gennaio 2021.
Direttore Responsabile: Daniele Piccinin.
Salvo accordi scritti, ogni forma di collaborazione è da considerarsi a titolo gratuito.

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Elezioni 2022
  • Politica
    • Governo
    • Parlamento
  • Economia
  • Giustizia
  • Società
    • Istruzione
    • Cultura
    • Ambiente
    • Sanità
    • Tech
  • Esteri
    • #Ucraina
    • Europa
    • Mondo
  • LabRoma
  • LabParlamento
    • Chi siamo
    • La redazione
    • Contatti

© 2022 LabParlamento è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Roma con autorizzazione n. 3 del 13 gennaio 2021.
Direttore Responsabile: Daniele Piccinin.
Salvo accordi scritti, ogni forma di collaborazione è da considerarsi a titolo gratuito.