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Home Politica Parlamento

Spending review: incognita effetti del referendum regionale

Alessandro Alongi di Alessandro Alongi
26 Ottobre 2017 13:43
in Parlamento, Sanità, Società
Tempo di lettura: 5 minuti
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Spending review: incognita effetti del referendum regionale

Yoram Gutgeld, commissario per la spending review (Photo credits: Corriere della Sera)

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Taglio e risparmi di spesa negli enti locali al centro dell’audizione del Commissario, Yoram  Gutgeld. Gli importanti risultati raggiunti

di Alessandro Alongi

Dopo la parentesi referendaria che ha coinvolto Lombardia e Veneto di domenica scorsa (e le inevitabili polemiche successive allo scrutinio dei voti), proseguono serrati gli incontri della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, organismo bicamerale nato con la L. n. 42/2009 e punto di riferimento per saggiare lo stato di realizzazione di tale riforma.

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Stamani è stato il turno di Yoram Gutgeld, Commissario straordinario per la razionalizzazione e la revisione della spesa delle amministrazioni pubbliche, ascoltato da deputati e senatori in merito allo stato della spending review nelle Regioni e negli enti locali.

La revisione della spesa, si sa, rappresenta un banco di prova molto difficile per chiunque e, di certo, a giudicare dell’elevato turn over alla guida dell’incarico, il posto da Commissario straordinario sembra la sedia del dentista, sopra la quale è difficile stare a lungo seduti. Dall’istituzione della figura commissariale nel 2012, infatti, si sono succeduti prima Enrico Bondi, poi Mario Canzio, a seguire Carlo Cottarelli, sino all’attuale Gutgeld, parlamentare del Partito democratico, consigliere economico di Renzi e “padre” degli 80 euro.

Taglio di migliaia di capitoli di spesa presenti ancora nel bilancio pubblico e specifici interventi su processi e organizzazione delle pubbliche amministrazioni: queste le linee guida seguite da Gutgeld, non solo per generare risparmi,ma anche per migliorare i servizi pubblici.

Nei meandri degli 830 miliardi di spesa pubblica, l’attività della manovra di risparmio si è concentrata, da subito, sui costi di servizi pubblici, sanità, scuola e polizia. Da queste aree, infatti, deriva l’80% nella spesa “rivedibile”, avendo escluso a priori interventi su pensioni. La vera criticità è, però, strutturale, soffrendo il nostro Paese di pesanti interessi finanziari sul debito pubblico e di sistema pensionistico tra i più generosi di tutti. Ma parecchi passi sono stati fatti sulla spesa c.d. “comprimibile”, ovvero quella possibile di revisione.

I risultati presentati in audizione da parte di Gutgeld appaiono molto incoraggianti: dal punto di vista delle riduzioni sono già stati abbattuti, nel complesso, 30 miliardi di spesa (17% di riduzione nell’amministrazione centrale e 24% in quella locale). Tra le misure che più hanno inciso su questa buona performance il blocco del turnover del personale pubblico, insieme alle azioni di mobilità avviate sullo stesso, trasferendo risorse umane da comparti in eccesso ad amministrazioni dove da sempre, come i tribunali, la carenza di dotazione umana risulta endemica.

Altro lavoro, non meno importante, sul fronte degli acquisti. Un esempio su tutti le spese operate nel comparto sanitario, dove lo stesso prodotto subisce variazioni di prezzo considerevole da regione a regione. Per Gutgeld, la vera problematica è legata alle operazioni che avvengono singolarmente in ogni presidio sanitario, cosa che fa lievitare i prezzi in assenza di una regia unica, con la conseguente impossibilità di ottenere economie di scala o di contrattare direttamente con la casa madre.

Per ovviare a ciò, è stato costituito il primo tavolo dei soggetti aggregatori (partecipato da Autorità anticorruzione, Presidenza consiglio, enti interessati ecc..) cosa che ha prodottoun primo lotto di acquisti centralizzati per un valore di 16 miliardi di euro attraverso la Consip. Per l’anno in corso sono stati previsti bandi unici per 30 miliardi, riducendo così la quota di acquisti effettuati dal singolo ente ad un quarto soltanto, rispetto ormai al 75% di acquisti effettuati a livello centrale. Tale azione ha prodotto, nell’immediato,un risparmio medio del 23%.

In relazioni alla spesa di regioni ed enti locali, Gutgeld ha delineato le linee direttrici seguite dall’azione di risparmio: l’applicazione dei c.d. “fabbisogni standard” e l’introduzione della “Quota di premialità”, un incentivo statale alle regioni che aderiscono (e contribuiscono) al piano di efficientamento della spesa pubblica.

Su questa onda lunga ha preso il via un percorso di fusione (con incentivi) dei piccoli comuni, in modo da creare sinergie dei diversi enti locali territoriali su determinati servizi. Il percorso non è agevole, e ad oggi conta soltanto150 fusioni avviate, a fronte dell’obiettivo di 2000 unioni previste. Altra azione seguita il c.d. Federal building, ovvero la concentrazione in un unico immobile di tutti uffici delle diverse amministrazioni presenti sul territorio. Tale piano di risparmio ha già prodotto meno spese per 200 milioni, demandando la gestione immobiliare all’Agenzia del demanio.

Il presidente Giorgetti (Lega Nord) ha puntato l’attenzione sulla perplessità che, a fronte di un taglio dei costi, possa derivarne anche una possibile perdita di efficacia (soprattutto in tema di burocratizzazione), riconoscendo al contempo che, rispetto al passato, si parla finalmente di meno ma si agisce di più. Sul versante della qualità, Gutgeld ha rassicurato ampiamente sui requisiti dei prodotti, essendo tutto il processo costantemente monitorato da un pool di esperti a ciò dedicati.

L’on. Paglia (Sinistra italiana), pur riconoscendo l’importanza dei tagli e della revisione della spesa, ha sottolineato la perplessità dell’impatto di tali manovre sull’economia nazionale. Plauso all’accorciamento della catena distributiva, che fa decrementare i costi, ma tale cosa si riversa anche e inevitabilmente proprio sui posti di lavoro collegati alle catene intermedie di distribuzione. Il Commissario Gutgeld, riconoscendo la centralità del tema ha però ribadito che tale approccio è un processo inevitabile inserito in un mondo che cambia, e sarebbe illusorio pensare che, per sostenere l’occupazione, è necessario mantenere in piedi strutture inefficienti. Anche in questo caso, di fatto, le catene (e i posti di lavoro ad esse collegati) non spariscono, ma vengono riorganizzate.

Il sen. Gibiino (Forza Italia) ha concentrato il suo intervento sulla diversa tipologia di costo che i fornitori applicano al pubblico (generalmente più alto) rispetto al privato, non in termini maliziosi quanto per un discorso di efficienza, essendo contrattare con il pubblico attività lunga e dispendiosa. Con una centralizzazione degli acquisti si potrebbe profilare il rischio che tale aumento di importo si generalizzi portando i costi all’insù. Su tale preoccupazione Gutgeld ha rassicurato che già oggi, con un’unica stazione appaltante, è possibile raggiungere la stessa convenienza economica di cui godono anche i privati, avendo un unico interlocutore con cui ragionare.

Ma a margine di ciò, lo stesso Gibiino, seguito da altri componenti della Commissione, ha chiesto l’opinione personale del parlamentare sull’esito del referendum di domenica scorsa e dei possibili impatti sulla manovra di contenimento della spesa avviata. Per il Commissario, il fatto di gestire gli acquisti in modalità centralizzata comporta indubbiamente da due vantaggi. Da un lato, c’è una macchina unica nazionale dotata di più risorse, non solo in termini materiali ma anche di expertise, difficilmente riproducibile a livello locale. In secondo luogo è da tenere a mente che più si porta la decisione vicina al territorio, e più aumenta l’aspetto politico dell’esito finale del percorso, cosa che può essere positiva ma risultare altrettanto critica. E poi, non ultimo, la perdita di efficienza e dell’economia di scala, vero asso nella manica della regia unica.

Tags: spending reviewYoram Gutgeld
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Alessandro Alongi

Alessandro Alongi collabora nell’ambito del modulo di “Diritto della rete” all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, è specializzato in Relazioni istituzionali e Diritto parlamentare e attualmente si occupa di tematiche giuridiche e regolamentari presso l’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di TIM, oltre a svolgere attività di ricerca nell’ambito del Diritto dell’innovazione, del quale è autore di diversi studi e approfondimenti.

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