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Home Società Istruzione

Lauree professionalizzanti: Miur bocciato dagli Agrotecnici

Stefano Bruni di Stefano Bruni
08 Settembre 2017 15:25
in Istruzione, Società
Tempo di lettura: 4 minuti
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Chiesto al ministro Valeria Fedeli di annullare il decreto. Storia che parte da lontano

di Stefano Bruni

Il Collegio Nazionale degli Agrotecnici boccia il documento del Miur sulle cosiddette lauree professionalizzanti e chiede al ministro, Valeria Fedeli di annullarne il decreto istitutivo, intervenendo in “autotutela”.  Ma come si è arrivati a questo punto?

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Tutto ha inizio nel dicembre 2016 quando il ministro, Stefania Giannini, ormai sull’uscio della porta del dicastero di viale Trastevere in seguito alle dimissioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, emana il Decreto 12 dicembre 2016 n. 987 recante “Autovalutazione, valutazione accertamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio” istitutivo delle cd “lauree professionalizzanti”. Alcuni ordini e importanti sigle delle parti sociali gridarono allo scandalo sostenendo che il decreto non poteva essere emanato poichè il Governo, e quindi anche il ministro Giannini, era autorizzato da una circolare del Presidente del Consiglio (nota prot. n. 8798 del 7 dicembre2016), cui tutti i Ministri dovevano “attenersi rigorosamente”, a svolgere esclusivamente gli affari correnti, potendo solo adottare gli atti urgenti od eseguire determinazioni già adottate dal Parlamento.

Poi ci furono le consultazioni e le nomine dei nuovi ministri. Al Miur arrivò Valeria Fedeli che adottò prima il Decreto 8 febbraio 2017 n. 60,con il quale furono rinviati gli effetti del DM n. 987/2016 all’anno scolastico 2017/2018, e poi emanò il DM 23 febbraio 2017 n. 115, istituendo una “Cabina di regia nazionale per il coordinamento del sistema di istruzione tecnica superiore e delle lauree professionalizzanti”, affidata al sottosegretario Gabriele Toccafondi.

Il 12 aprile scorso viene convocato un incontro al Miur, presieduto proprio dal sottosegretario, al quale partecipano ordini professionali e parti sociali. Da quell’incontro nasce il documento sul quale ad Agosto il ministero ha chiesto agli stakeholder di esprimersi. Tra i primi a rispondere, già qualche giorno fa, l’ordine presieduto da Roberto Orlandi, che ha espresso il proprio parere negativo in risposta al suddetto documento, intitolato “formazione terziaria professionalizzante – il modello Italia”. L’ordine contesta infatti, argomentando anche in termini giuridici, sia la legittimità del decreto 987 del 2016, sia l’opportunità dello stesso.

Si legge nel documento degli Agrotecnici che “Come risulta dal protocollo del “Registro decreti” del Gabinetto del Ministro dell’Istruzione,il DM n. 987 è stato emanato il 12 dicembre 2016, cioè cinque giorni dopo le dimissioni e nello stesso giorno dell’entrata in carica del Governo Gentiloni il che, oltre ad apparire uno sgarbo istituzionale nei confronti del Ministro suo successore, rende illegittimo il Decreto posto che l’ex-Ministro Giannini a quella data non aveva più il potere per adottarlo, come anche ben chiarito dalla Circolare del Presidente del Consiglio dei Ministri prot. n. 8798/2016.

Al riguardo lo scrivente Collegio riterrebbe opportuno che il Ministro Fedeli, valendosi delpotere di autotutela di cui agli artt. 21 quinquies e 21 nonies della legge n. 241/90, procedesse all’annullamento del DM n. 987/2016” .

Circa l’opportunità invece, il Collegio sostiene che “Le nuove cd “lauree professionalizzanti”, sia per le modalità di realizzazione (convenzioni con imprese ed ordini professionali per il 33% circa dei CFU) insistono infatti nello stesso bacino in cui operano gli ITS (istituti tecnici superiori ex lege 40/2007), sia per quanto riguarda il novero degli ordini professionali e delleimprese interessate, sia per ciò che riguarda l’utenza degli studenti”.

“Considerato il maggior appeal e la maggiore autorevolezza del mondo universitario, certamente non paragonabile al modesto grado di attrazione che possono svolgere le Fondazioni cui fanno capo gli ITS, non sussistono dubbi che le cd “lauree professionalizzanti” avranno come effetto quello di drenare risorse e disponibilità delle imprese e degli ordini professionali attualmente destinate agli ITS nonchè a prosciugarne il bacino di utenza, che solo adesso inizia a sedimentarsi”.

“Il Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati ritiene, invece, che questorischio debba essere scongiurato, con la valorizzazione degli ITS, destinando al loro sviluppoalmeno una parte delle cospicue risorse economiche che sarebbero invece assorbite dalle cd“lauree professionalizzanti”.

È altresì convinzione del Collegio, come riportato sempre nel documento, che “le figure professionali ed i relativi titoli di studio -frutto delle diverse riforme universitarieoccorse a partire dal 1990- presenti oggi nei singoli segmenti del mercato del lavoro sonotroppo numerosi” e dunque “va pertanto evitata l’ulteriore superfetazione di nuovi titoli di studio di livello superiore,che finirebbero per sovrapporsi ai molti già attualmente esistenti, creando ulteriore confusione per ciò che attiene la loro riconoscibilità sociale e nel mondo del lavoro, sia dipendente che autonomo”.

Per come è attualmente pensato il sistema di formazione superiore universitario, l’altro rischio paventato dagli Agrotecnici è dato dal fatto che “le nuove cd “lauree professionalizzanti” non potranno essere comprese nelle attuali 47 Classi di laurea (L) di primo livello ma andranno a costituire nuove Classi di laurea, scollegate dal sistema generale. Per esse vi sarà il problema dell’impossibilità nella prosecuzione degli studi per l’eventuale conseguimento della laureamagistrale (LM), venendo così a determinare un sistema formativo totalmente ingessato,incapace della pur minima flessibilità e con un unico sbocco formativo: quello dell’industria o dell’ordine professionale “convenzionato” con l’Università”.

“Vittime di questo sistema irrazionalmente irrigidito– prosegue il documento – saranno gli incauti (ma più verosimilmente ignari) studenti che scopriranno, dopo tre anni di “università”, di poter fare un solo mestiere o di potersi iscrivere ad un solo Albo, vedendosi altresì preclusa la possibilità di continuare gli studi qualora vogliano accedere ad una laurea magistrale-salvo l’eventuale, parziale riconoscimento di parte dei CFU maturati-. I vantaggi saranno invece prevalentemente per gli Albi professionali, che avranno così modo di assicurarsi una“quota obbligatoria” di iscritti: una “laurea professionalizzante” creata in convenzione con un determinato ordine professionale consentirà all’evidenza accesso diretto a quel solo Albo (nulla a che vedere con la grande flessibilità assicurata agli attuali laureati dal DPR n.328/2001, dove ad una Classe di laurea sono garantiti plurimi sbocchi professionali, anche in 4-5 Albi diversi, per non parlare delle imprese)”.

Insomma, al netto dei torti e delle ragioni, il tema è certamente delicato, soprattutto perché riguarda i più giovani ovvero il futuro del Paese. Occorre dunque affrontarlo al meglio, tenendo anche conto che già si discute dell’ultima legge di bilancio prima delle elezioni…

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