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Home Esteri Europa

Focus. Il voto in Germania tra incognita terzo posto e coalizioni

Simona Corcos di Simona Corcos
06 Settembre 2017 09:28
in Europa, Mondo, Società
Tempo di lettura: 4 minuti
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Focus. Il voto in Germania tra incognita terzo posto e coalizioni
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Il dopo-confronto in tv non sposta i sondaggi. Merkel cerca il quarto mandato consecutivo, la destra di AfD i primi seggi in Parlamento. Effetto proporzionale

di Mara Carro

Tra meno di tre settimane, il 24 settembre, 61,5 milioni di tedeschi si recheranno alle urne per il rinnovo del Bundestag, il parlamento federale tedesco. Il risultato del voto avrà ripercussioni oltre i confini tedeschi, influenzando la politica globale e in particolar modo quella dell’Unione Europea (Ue).

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Paese più popoloso d’Europa e prima economia del continente, la Germania svolge un ruolo di primo piano nella determinazione del futuro dell’Ue. La sua influenza sarà ancora maggiore quando il Regno Unito abbandonerà l’Ue nel 2019. Ciò significa che il prossimo cancelliere avrà un grande impatto sul futuro dell’euro, della politica europea di difesa, delle relazioni transatlantiche e in molte altre questioni.

Stando ai sondaggi, Angela Merkel, che guida l’Unione Cristiano-Democratica (CDU) dovrebbe essere riconfermata per la quarta volta consecutiva, un record che al momento appartiene a Helmut Kohl, l’ex cancelliere della Germania riunificata. Questa previsione è stata confermata anche da alcuni sondaggi tenuti dopo l’unico dibattito televisivo che domenica 3 settembre ha visto contrapposta la Merkel al suo principale sfidante, Martin Schulz, leader del Partito socialdemocratico (Spd).  La performance complessiva della Merkel è stata più convincente per il 55 per cento dei telespettatori, rispetto al 35 per cento di Schulz.

Martin Schulz, ex presidente del Parlamento europeo, è chiamato a colmare un grande divario. Un risultato su cui nessuno scommette. A tre settimane dalle elezioni, i sondaggi danno i conservatori della Merkel al 38 per cento: 14 punti percentuali dall’SPD di Schulz ferma al 24 per cento.

Dopo l’effimero sorpasso registrato a danno dell’Unione (Cdu-Csu) di Angela Merkel lo scorso febbraio, per Schulz vero obiettivo della campagna sembra non essere più la vittoria in sé ma ottenere voti sufficienti per rimanere presidente dell’SPD. Nonostante un avvio della campagna molto positivo, con alcuni osservatori pronti a vedere nella sua candidatura una minaccia seria e concreta alla leadership della Merkel, Schulz infatti ha perso slancio, incassando sonore sconfitte in importanti elezioni locali. Se l’SPD dovesse registrare un risultato inferiore al 25,7 per cento (e 193 seggi) ottenuto nel 2013, l’ex presidente del Parlamento europeo sarà quasi certamente costretto alle dimissioni.

In questi mesi, il leader dell’SPD ha avuto il difficile compito di presentare il suo partito come un’alternativa a quello della Merkel con cui i socialdemocratici hanno governato negli ultimi quattro anni. Schulz ha messo il tema della disuguaglianza sociale al centro della propria campagna elettorale, promettendo una moderata ridistribuzione dell’onere fiscale dai redditi bassi e medio-bassi ai ricchi e modesti incrementi dei benefici statali per famiglie, disoccupati e pensionati. La Merkel, forte della lunga esperienza politica e dei risultati, economici in primo luogo, conseguiti in questi anni, ha, invece, proposto un programma in continuità con gli anni passati, con accenti su sicurezza e prosperità, tirando dritto sul tema più delicato di questa campagna elettorale, quello dell’immigrazione, che tante critiche le era valso, incluse quelle dei suoi stessi alleati di partito.

Al rinnovo del Bundestagcon correranno ben 48 liste ma, oltre ai conservatori della Merkel e ai socialdemocratici di Schulz, sono solo quattro i partiti – tutti dati tra il 5 e il 10 per cento – che potrebbero superare la soglia di sbarramento del 5 per cento e ottenere seggi in Parlamento. Tra questi: Die Linke, i liberali della Freie Demokratische Partei (FDP), i Verdi e Alternative für Deutschland (AfD). La corsa per il terzo posto sembra essere la più avvincente e dai risultati di questi partiti “minori” dipenderà probabilmente la futura coalizione che sarà chiamata a governare. Dato il sistema proporzionale in vigore in Germania, i partiti raramente emergono da un’elezione con una maggioranza assoluta e sono chiamati ad allearsi con un’altra forza politica per formare un governo. Attualmente, nel Bundestag sono presenti cinque partiti: il CDU di Angela Merkel e la sua sorella bavarese, l’Unione cristiano-sociale (Csu), i socialdemocratici (SPD), Die Linke e i Verdi.

Se, dopo anni di Grosse Koalition, conservatori e socialdemocratici sono diventati quasi indistinguibili per gli elettori, così non è per il resto dello spettro politico tedesco. Difficilmente gli altri partiti potrebbero essere più diversi: dalla sinistra radicale di DieLinke, alla destra populista anti-immigrati di AfD passando per i Verdi, sostenitori del multiculturalismo, e i liberali della Fdp che, dopo la disfatta di quattro anni fa, puntano su una nuova leadership e un programma più radicale di quello della Merkel.

Un buon terzo posto per FDP o i Verdi potrebbe spalancare loro le porte di un governo di coalizione. Alcuni analisti politici ritengono che le elezioni potrebbero portare ad una coalizione CDU/CSU, FDP e Verdi ribattezzata “coalizione Giamaica” (dai colori simbolo dei partiti, nero, giallo e verde, che ricordano quelli della bandiera giamaicana), o ad una “coalizione Afghanistan” o “Kenya”, quella tra CDU/CSU, SPD e Verdi (nero, rosso, verde).

AfD e Die Linke hanno poche possibilità di unirsi al prossimo governo (la Merkel stessa ha escluso qualsiasi possibilità di coalizione), ma un buon terzo posto potrebbe dare loro il prestigio di guidare l’opposizione. Un ruolo che Die Linke, forte di 64 seggi nel Bundestang uscente, non ha però saputo ben interpretare nell’ultima legislatura.

Diverso il discorso per AfD che, se dovesse confermare i risultati dei sondaggi, porterebbe per la prima volta suoi rappresentati in Parlamento. AfD al momento è data intorno al 9 per cento dei consensi. Nel 2013 si era fermata al 4,7 per cento.

Se molti danno la partita elettorale già chiusa in Germania, è vero che ci sono ancora molti indecisi: il 46 % del corpo elettorale secondo un’inchiesta della “FrankfurterAllgemeine Zeitung”. Difficile però che lo scenario possa essere stravolto.

Tags: Elezioni Germania
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