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Home Società

Dalla Superlega alla ‘Parrocchia Champions’ in 48 ore

Redazione LabParlamento di Redazione LabParlamento
21 Aprile 2021 11:17
in Società
Tempo di lettura: 2 minuti
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Dalla Superlega alla ‘Parrocchia Champions’ in 48 ore
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Nel pomeriggio di ieri avevamo preparato un articolo in cui vi parlavamo della notizia che ha sconvolto il calcio mondiale con la nascita della Superlega, la competizione che riuniva le squadre più forti e ricche del mondo. Nel giro di poche ore, è diventata cosa vecchia. Partiti con la fanfara e la banda in festa, in poche ore i club aderenti si sono man mano tirati indietro.

Il primo a fare le valige e tornarsene in patria è stato il Chelsea, seguito dal Manchester City. Notizia di pochissime ore fa, il dietrofront anche dell’Inter prossima scudettata se tutto procede come da copione oramai scritto. Ma cosa è successo? Partiamo con ordine. Tra domenica notte e lunedì mattina la notizia bomba: nasce la Superlega. Una nuova competizione che include 6 squadre provenienti dalla Premier League (Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham), 3 dalla Liga (Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid) e 3 dalla Serie A (Inter, Juventus e Milan).

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Esplode la rabbia della UEFA, che minaccia esclusioni e radiazioni, anche dalle competizioni oggi in corso, ed esplode la rabbia della politica mondiale che, dimenticandosi per un paio di ore della pandemia, attacca la decisione dei 12 club “indipendentisti”. Club che ovviamente, almeno inizialmente, non fanno neanche un passo indietro. Poi qualcosa scricchiola. Non sappiamo il motivo, ma forse non lo sapremo mai. I primi ritiri e dietrofront ridimensionano improvvisamente la Superlega, che da competizione da lustro mondiale, pronta a gonfiare le casse dei club forti sì, ma altrettanto indebitati, si sta man mano andando a ridurre in numeri e attrattiva.

Contrari alla Superlega anche i calciatori delle squadre iscritte, che secondo la UEFA, sarebbero stati estromessi d’ufficio dal partecipare alle competizioni delle rispettive nazionali. Insomma, ci saremmo ritrovati un’Italia senza giocatori come Barella, Bonucci, Donnarumma, un Portogallo senza Cristiano Ronaldo e tanti altri. Certo, le conseguenze del COVID-19 hanno penalizzato molto anche le potenze del calcio, impossibilitate a fare le consuete tournée in terra d’Arabia, in Cina o negli Stati Uniti, private del sold-out nei big match dei loro campionati così come della vendita del merchandising ufficiale della squadra, se non attraverso l’e-commerce. Ma ci domandiamo, realmente ce ne era davvero bisogno

Sicuramente ne avrebbero giovato, o ne gioveranno le pay-tv, messe in ginocchio da un drastico calo degli abbonamenti da parte delle persone, ne gioveranno i grandi sponsor. Insomma, chi i soldi già ce li ha. Ma al tifoso, chi ci pensa? Vi immaginate come sarebbe una SERIE A senza le tre squadre che da sempre attirano e appassionano il maggior numero di spettatori? Oppure una Champions League senza la paura di “pescare” dall’urna gli spauracchi Barcellona o Manchester City? Fino a poche ore fa sembrava proprio questo lo scenario, stamattina non lo sappiamo già più. Ma la UEFA e le varie federazioni nazionali, avranno davvero il coraggio di espellere dai propri campionati squadre che da sempre, per fama, prestigio e forza, trainano il “carrozzone” del calcio nazionale?

Intanto, con tutte le notizie che stanno arrivando ora dopo ora, qualcuno ha tremato e da Superlega, di questo passo, non escludiamo che in estate si possa commentare a questo punto la “Parrocchia Champions”.

Tags: superlegauefa
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