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Home Esteri

Mario Draghi come Serse: non ha mai amato la Grecia

Andrea Koveos di Andrea Koveos
21 Marzo 2021 07:29
in Esteri, Europa, Sanità
Tempo di lettura: 8 minuti
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Mario Draghi come Serse: non ha mai amato la Grecia
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Abbiamo sentito Dimitri Deliolanes, giornalista ellenico e per lungo tempo corrispondente dall’Italia della Tv pubblica ERT.

Dimitri, nell’affrontare la pandemia – una volta tanto – la Grecia non è stato il fanalino di coda dell’Europa. È vero o ci sono delle cose che non sappiamo?

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E’ vero. Nell’affrontare la prima ondata il governo greco ha seguito le indicazioni che venivano dall’Europa e dagli organismi internazionali ed è riuscito a contenerne adeguatamente la diffusione. L’estate scorsa però ci sono state fortissime pressioni per aprire al turismo, settore che copre il 17% del PIL greco. Il governo ha ceduto e così ci siamo esposti alla seconda ondata che ha colto di sorpresa le autorità. Oggi si può dire che la gestione della nuova ondata e delle vaccinazioni si sono risolte in un completo fallimento. Le autorità sono in balia dell’improvvisazione, decretando misure spasmodiche e spesso contraddittorie: hanno imposto nel fine settimana il coprifuoco dalle 18 in poi, con il risultato che fino a quell’ora i supermarket erano strapieni. Il sospetto che domina è che il governo sia ossessionato dal fattore economico e metta in secondo ordine la salute dei cittadini. Questo sospetto è rafforzato dal fatto che il ministro della Salute è un giocatore di pallacanestro e il direttore del sistema sanitario un uomo delle pubbliche relazioni. Ma lo stesso premier Kyriakos Mitsotakis, è il principe ereditario di una mediocre dinastia politica. Le sue competenze riguardano quasi esclusivamente l’economia e la costruzione di un sistema clientelare, non certo la difficile gestione di una feroce epidemia. Fin dalla sua elezione, nell’estate del 2019, Mitsotakis si è preoccupato di piazzare presidi in età avanzata, maestre d’asilo, ex militari ed altri grandi elettori del suo partito Nuova Democrazia alla direzione degli ospedali pubblici. Questi personaggi avrebbero dovuto smantellare la sanità pubblica per rafforzare quella privata, apertamente favorita dal governo. L’epidemia ha vanificato, almeno per Il momento, il progetto di privatizzazione ma la maldestra gestione e la prevalenza di interessi privati non hanno certo aiutato ad affrontare efficacemente la crisi. Ad esempio, prima che scoppiasse la seconda ondata, l’opposizione aveva chiesto grandi investimenti nelle strutture ospedaliere, ma il governo ha detto che si tratta di “sprecare soldi”. Oggi le uniche cliniche requisite sono delle piccole strutture di Salonicco, mentre quelle importanti di Atene hanno posto delle condizioni assolutamente di favore: ricovero solo di pazienti in stato avanzato di guarigione, medici pagati dal ministero, etc.

Pochi sanno che la prima operazione di protezione civile fu effettuata alla vigilia della battaglia di Salamina nel 480 a.C. con l’evacuazione della città di Atene. Magari con lo stesso spirito i greci sono rimasti chiusi a casa?

Hai perfettamente ragione, pochi lo sanno e fai bene a ricordarlo. Come ho già detto, nel primo lockdown i greci hanno mostrato di essere pazienti e disciplinati. Sono rimasti chiusi nelle case e le trasgressioni sono state pochissime. Ora questi lockdown e le restrizioni che vanno e vengono come una fisarmonica, senza logica e senza un progetto, hanno stancato. Bisogna anche aggiungere che il governo sta tentando di sfruttare il lockdown della pandemia per far passare una serie di misure, come dare poteri eccezionali alle forze di polizia, evitando contestazioni di piazza. Il risultato è stato che sono cominciate a piovere denunce di brutalità poliziesche e le piazze hanno preso fuoco. Ieri il premier in un’intervista ha annunciato che la circolazione sarà liberalizzata, ma avendo quasi 600 ricoverati in terapia intensiva e una cinquantina di vittime, mi sembra improbabile.

Il 25 marzo la Grecia festeggia 200 anni della sua indipendenza dalla Turchia, ma molte divisioni sono rimaste in essere con Ankara. Sei d’accordo?

E’ una ricorrenza molto sentita. Ti dico questo: faccio parte del Comitato di Redazione di una rivista semestrale, “Tetradia”. Il numero del 2021 è triplo, è interamente dedicato alla rivoluzione del 1821 e stiamo collezionando complimenti mentre anche le vendite vanno bene. Indice che i greci non smettono mai di interessarsi della loro storia e della loro identità culturale. Riguardo alla Turchia, bisogna parlare chiaro. In Italia pochi osano farlo, un po’ per timore della potenza militare turca, un po’ temendo conseguenze sull’economia. Facendo così però allevano un mostro ai loro confini. Fino a ieri i governi italiani guardavano l’aggressività turca verso la Grecia e Cipro con indifferenza, come se fosse l’ennesima bega balcanica. Oggi i turchi prima hanno cacciato l’ENI dalle acque cipriote e poi sono sbarcati in Libia. Di fatto confinano con l’Italia e da lì possono espandere la loro Zona economica e gestire a piacimento i flussi migratori. Se l’Italia ha un progetto di politica estera, cosa di cui non abbiamo avuto sentore finora, è il momento di applicarlo e porre dei freni al delirio espansionista di Erdogan e dei militari turchi. Forse vale la pena di perdere qualche commessa militare, pur di evitare pattugliatori turchi nel Mar di Sicilia o nell’Adriatico. Sono particolarmente critico verso l’ignavia dimostrata dai governi italiani, ma sarei ingiusto se tacessi il fatto che seguono pedissequamente la linea tracciata alla Germania, secondo cui è l’economia domina la politica. E’ la linea che ha ridotto l’Europa a essere una grande banca o una grande Borsa, senza capacità politiche né una politica estera. Ora l’UE progetta di protrarre la famosa operazione “Irini” facendo finta di non sapere che l’embargo di armi vale per tutti ma non per i cargo turchi. In conclusione: Erdogan vuole imporsi usando la forza militare, Grecia e Cipro lo gridano in ogni occasione ma in Europa nessuno vuole sentire.

Nel 1982 un autorevole quotidiano italiano, scriveva: l’auto ammaccata della Grecia parcheggia nel garage della comunità. E’ rimasta ancora ammaccata l’auto ellenica o proprio non si mette in moto più?

L’auto ammaccata della Grecia è parcheggiata accanto a tutte le auto amaccate del mondo, in seguito al disastro provocato dalla pandemia. Però è vero che la Grecia, con una durissima crisi durata un decennio, è particolarmente vulnerabile. In effetti le cose non vanno per niente bene. La Grecia che è uscita dalla feroce “cura” della troika è un paese distrutto, moralmente e fisicamente. Durante la crisi la popolazione greca è diminuita di più di mezzo milione: gente che è morta, gente che non è mai nata e gente che si è stabilita all’estero. Regna un generale spirito di depressione e di rabbia repressa, le tossicodipendenze e l’alcolismo sono alle stelle, le strutture di prevenzione e di ricovero sono state cancellate dalla troika. Sembrerebbe che il governo si sia adagiato sull’attuale situazione per continuare la politica della troika sulla distruzione dei servizi pubblici e della regolamentazione del lavoro. Nello stesso tempo segue quella vecchia ricetta della politica greca che ci ha portato al fallimento: saccheggiare le casse pubbliche per distribuire prebende ai clientes e agli oligarchi, ottenendo in cambio il loro sostegno. Basta vedere i notiziari delle TV greche per capire: nessuna informazione, solo lodi a Mitsotakis, alla moglie, ai figli e ai suoi amici. Altrochè Corea del Nord. La finanziaria per l’anno in corso è stata già rivista due volte e la speranza di un aiuto europeo è svanita. Conte ha ottenuto la somma più grossa del Recovery Fund, Mitsotakis la terzultima, appena 32 miliardi. Come saranno investiti rimane un segreto di stato. Molto probabilmente saranno distribuiti agli amici del premier. Tenendo conto di questo quadro disastroso, si rende ancora più chiaro il perché di tanta solerzia nel dare pieni poteri ai poliziotti.

In Italia hai pubblicato diversi libri per spiegare cosa stava succedendo in Grecia negli anni dopo la crisi fino all’avvento di Tsipras. Ricordiamoli, credo siano attuali ancora.

Sei troppo gentile. Credo che se hanno un interesse è per lo storico: “Come la Grecia” spiega con spirito autocritico come siamo arrivati alla bancarotta ma anche come l’eurozona ha gestito in maniera pessima il fallimento del paese, aggravando anzichè risolvere il problema. “Alba Dorata” spiega le origini e lo sviluppo direi fulmineo di un movimento nazionalsocialista che è riuscito a entrare in Parlamento. Nell’ottobre scorso il tribunale di Atene ha sentenziato che Alba Dorata è un’organizzazione criminale travestita da partito politico. Poi c’è “La sfida di Atene” che spiega le Sinistra Radicale di Tsipras. Su questo libro un’annotazione: è uscito in libreria il giorno dopo la vittoria elettorale di Tsipras nel gennaio 2015. Chi lo ha letto ha avuto chiaro il fatto che Tsipras non aveva in mano armi in grado di fare fronte all’agguerrito e compatto fronte che si era stretto attorno alla Germania. La sconfitta subita sei mesi dopo era quindi prevedibile, sia dagli amici che dai nemici di Tsipras. Riguardo poi a Syriza, da un anno sta preparando il congresso dell’allargamento verso la sinistra socialista. E ci sono ancora gli stessi problemi che descrivo nel libro: c’è ancora quel nucleo di vecchi militanti, quando Syriza era al 4%, che vede con diffidenza e spesso anche ostilità i nuovi membri. Se non fa i conti con questi eterni oppositori Tsipras non avrà alcun futuro politico. Infine, il mio ultimo libro, Colonnelli, che parla del pesante coinvolgimento del regime militare greco nella strategia della tensione in Italia. Dopo Piazza Fontana, tanti, in Italia e all’estero, avevano accusato i colonnelli di averci messo lo zampino, ma si sapeva poco del regime, dei suoi scontri interni ed anche dei rapporti di collaborazione che intratteneva con le organizzazioni neofasciste italiane. Ora c’è una grande mole di documenti e di testimonianze che ho raccolto nella speranza di aver contribuito alla migliore conoscenza di quel periodo buio della storia d’Italia.

Varoufakis, ex ministro delle finanze, conosce bene Draghi. Sul premier italiano ha rilasciato diverse interviste. In Italia il nostro presidente del Consiglio è considerato il massimo che potevamo sperare. Secondo te lui a questa frase come risponderebbe?

Io avevo chiesto a Varoufakis un’intervista per il Manifesto, ma il suo ufficio stampa è gestito in maniera dilettantesca e l’intervista si è persa. Abbiamo però la sua testimonianza sul suo libro “Adulti nella Stanza” in cui Draghi compare come un fedele esecutore delle direttive tedesche che erano di non arrivare a nessun accordo con l’allora ministro per affossare i “pericolosi populisti” di Atene. Anche il famoso «Whatever it takes» per Varoufakis era una maniera per salvare l’Italia e la Spagna. Il capro espiatorio era la Grecia, che Draghi non ha mai voluto includere nel quantitative easing della BCE. Abbiamo anche il suo velenoso commento su twiter: “Mario Draghi incarica McKinsey di organizzare la distribuzione dei soldi del Recovery fund. Quale la prossima mossa? Affidare alla mafia la riorganizzazione del ministero della Giustizia?”. Insomma Varoufakis ritiene Draghi un uomo del vecchio establishment dell’eurozona, politici ed economisti che non si sono dimostrati così brillanti durante la crisi. Però lui associa Draghi a Mario Monti e al suo fallimentare esperimento di governo del 2011. Credo che i due personaggi siano molto differenti ed anche i tempi sono cambiati. Mentre imperversa l’epidemia, solo il fantasioso premier greco osa parlare di privatizzazioni selvagge, di riduzione del deficit ed altre scemenze neoliberiste. Il settore pubblico sta dimostrando la sua importanza ed in Europa hanno recepito il messaggio. Domani forse i neoliberisti finanziari torneranno in carica ma speriamo che la lezione dell’epidemia sia servita.

Dimitri tutte le cose nascono in Grecia, ma un vaccino ellenico anti Covid è un’utopia?

In Grecia è utopico anche vaccinarsi. Bisogna aspettare che si vaccinino prima gli iscritti al partito di governo, Nuova Democrazia. Se sarò fortunato, verso la fine dell’anno potrò sperare in un vaccino anche per me. Nel frattempo sto chiuso in casa e prego.

Tags: DeliolanesgreciaKyriakos MitsotakisMario DraghiVaroufakis
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