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Home Economia

Procedura d’infrazione per l’Italia: iter ancora lungo, ma conseguenze pesanti

Stefano Bruni di Stefano Bruni
07 Giugno 2019 18:15
in Economia, Europa, Governo, Sanità, Società
Tempo di lettura: 4 minuti
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Procedura d’infrazione per l’Italia: iter ancora lungo, ma conseguenze pesanti
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Debito italiano troppo alto, la Commissione europea ritiene giustificato l’avvio di una procedura per deficit eccessivo. Il premier Conte apre al dialogo, i vice Di Maio e Salvini sul piede di guerra. Tria fa il possibile per evitare la procedura che comporterebbe all’Italia misure pesantissime. Ora la palla agli Stati membri

di Stefano Bruni

 Se le “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo è considerato il primo romanzo epistolare della letteratura italiana, l’ultimo, del medesimo genere, è rappresentato dallo scambio di missive e messaggi di questi giorni tra l’Italia e l’Unione europea.

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In un tweet del 5 giugno, Pierre Moscovici (commissario europeo per gli affari economici) ha comunicato che “La Commissione europea ha concluso che l’Italia non rispetta il criterio del debito e che una procedura per deficit eccessivo è giustificata. Ora tocca agli stati membri esprimersi…” precisando però che la sua “porta rimane aperta”.

E da li sono state riempite le pagine dei social e dei giornali di dichiarazioni, precisazioni e chi più ne ha più ne metta.

Il Premier Conte si è mostrato all’inizio più dialogante rispetto agli altri, soprattutto rispetto a Di Maio e Salvini che invece hanno immediatamente attaccato. Ma poi, con il passare del tempo, ha leggermente modificato la propria posizione dichiarando al Corriere della Sera di “non voler essere il primo premier italiano che subisce una procedura di infrazione”.

Di Maio, dal canto suo, ha ribadito la posizione dell’esecutivo, in difesa dei due capisaldi del Contratto di governo (cioè Quota 100 e Reddito di cittadinanza): «Lasciatemi dire che come sento parlare di doveri – ha scritto il numero 1 pentastellato – mi piacerebbe sentir parlare anche di diritti. Diritti degli italiani e delle loro famiglie! Non chiedo tanto: diritti! Che tradotto significa la possibilità di aiutare le famiglie, le imprese, le scuole, la nostra sanità

Quindi rimbocchiamoci le maniche tutti. E con “tutti”, intendo anche Bruxelles! Per ultimo due cose: Quota 100 non si tocca e, sia chiaro, le pensioni degli italiani non si toccano!».

 Salvini invece non ha perso l’occasione di inviare un messaggio diretto agli italiani “Se mio figlio ha fame e mi chiede di dargli da mangiare e Bruxelles mi dice ‘No Matteo, le regole europee ti impongono di non dare da mangiare a tuo figlio’, secondo voi io rispetto le regole di Bruxelles o gli do da mangiare? Secondo me viene prima mio figlio, i miei figli sono 60 milioni di italiani”.

Al Ministro Tria è toccato invece rispondere, da parte del Governo, al rapporto della Commissione UE sull’Italia (articolo 126, comma 3, TFUE) con una “presa d’atto”: “Il Governo prende atto dell’esito della valutazione della Commissione Europea circa il rispetto della Regola di riduzione del debito nel 2018” Ma ha anche aggiunto che il Governo intende continuare a dialogare con la Commissione”. E poi ha illustrato la situazione economica passata, presente e futura.

 “Per quanto attiene allo scorso anno, è importante ricordare che l’attuazione della politica di bilancio ha seguito l’impostazione della Legge di Bilancio approvata dal precedente parlamento senza alcun allentamento della politica fiscale.

 Il Governo riconosce che l’impegno preso dal precedente esecutivo era di migliorare il saldo strutturale di 0,3 punti percentuali nel 2018. È anche opportuno evidenziare che i dati di consuntivo hanno rivelato un aumento dei trasferimenti in conto capitale che non era prevedibile ex ante.

 Guardando in avanti, le stime più aggiornate per l’anno in corso portano a ritenere che i saldi di finanza pubblica rispetteranno i dettami del braccio preventivo del Programma di Stabilità e Crescita. Il Governo potrà fornire stime più aggiornate a fine luglio, non appena saranno disponibili i dati sulle liquidazioni d’imposta. Allo stato attuale delle conoscenze, si può ritenere che l’indebitamento netto (deficit) della Pubblica amministrazione nel 2019 sarà sensibilmente inferiore alla previsione della Commissione, la quale pone il deficit di quest’anno al 2,5 per cento del PIL, contro il 2,4 previsto dal Governo nel DEF.

 Tenendo conto delle previsioni economiche e delle stime di output gap della Commissione, un deficit del 2,2 per cento del PIL produrrebbe un miglioramento di 0,1 punti del saldo strutturale nel 2019.

 Si ricorda infine che lo scenario programmatico di finanza pubblica per i prossimi tre anni descritto nel Programma di Stabilità e approvato dal Parlamento traccia una discesa dell’indebitamento netto fino all’1,5 per cento del PIL nel 2022, con un miglioramento complessivo del saldo strutturale di quasi 0,8 punti percentuali. L’avanzo primario raggiungerebbe il 3,1 per cento su base strutturale nel 2022.

 Per il 2020, il Governo intende conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio. In base alle ultime previsioni ufficiali, il disavanzo nominale scenderà di 0,3 punti percentuali in confronto al 2019”.

Ora, come ha detto Moscovici, la palla passerà agli Stai membri, sui quali pende una grande responsabilità.

 Una procedura d’infrazione, oltre alle conseguenze cui si era già fatto cenno qualche tempo fa sulle pagine di questo giornale, comporta infatti molte conseguenze, piuttosto pesanti.

Ad esempio, se a gennaio si arrivasse ad attivare la procedura, l’Italia rischierebbe sanzioni fino a 9 miliardi di euro (pari allo 0,5% del PIL), rimanendo un super osservato speciale, tenuto a inviare ogni sei mesi report aggiornati sul bilancio, sottoposti al controllo dei tecnici europei.

Un’altra sanzione prevista in caso di attivazione della procedura di infrazione è il congelamento dei fondi strutturali e, considerando che l’Italia è tra i membri che ne beneficiano maggiormente, sarebbe questo un gran problema che pesa circa 73,67 miliardi.

Ci sarebbe poi il rischio di subire l’interruzione dei prestiti concessi dalla Banca europea degli Investimenti. L’Italia potrebbe, inoltre, perdere l’accesso al programma di acquisto di titoli di Stato della Bce. E l’Europa potrebbe obbligare il Paese a fornire ulteriori informazioni prima di emettere titoli di Stato.

Ma prima che tutto ciò accada, c’è un po’ di strada da percorrere.

 Anzitutto, il parere espresso dalla Commissione di bocciatura della Manovra italiana passerà, come si diceva, al Consiglio dell’Unione europea per essere discusso i primi di dicembre. Entro 15 giorni, intorno al 6 dicembre, dovrebbe arrivare anche il parere dell’Ecofin (il Consiglio dei Ministri dell’Economia e delle Finanze degli Stati membri dell’Unione europea).

L’attivazione della procedura di infrazione dovrebbe avvenire in torno alla fine di gennaio, probabilmente il 22 gennaio.

Nello stesso giorno l’Ecofin dovrebbe approvare una raccomandazione con le “misure correttive”.

 Questi mesi saranno dunque decisivi per l’Italia e, soprattutto, per gli italiani.

La speranza è che questo romanzo epistolare non si concluda come quello del Foscolo…….

Tags: Commissione UeGovernoProcedura di infrazione
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