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Home Esteri Mondo

I diritti in Italia passano per la disobbedienza civile di un Sindaco

Daniele Piccinin di Daniele Piccinin
01 Maggio 2021 06:57
in Mondo, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti
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I diritti in Italia passano per la disobbedienza civile di un Sindaco
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Mentre tutti i fari dell’opinione pubblica sono puntati sui vaccini e sui ristori per far ripartire l’economia dopo la crisi per il Covid, nel nostro Paese, silenziosamente come purtroppo spesso avviene, continua ad essere un’utopia veder riconoscere alcuni diritti basilari che sono sanciti nella nostra Costituzione ma che, a causa dell’insipienza della politica, non vengono mai tradotti in azioni concrete per garantirli ai cittadini.

Non è un caso, ad esempio, che nella classifica ILGA (International Lesbian and Gay Association) dei 49 stati europei in base a numerosi criteri riguardanti tutele e legislazioni per le persone LGBTQI+ l’Italia venga messa al 35° posto. Ai primi posti troviamo Malta, Belgio e Lussemburgo. In fondo alla classifica, dopo l’Italia, troviamo paesi che negli ultimi anni hanno messo in atto una repressione omolesbobitransfobica piuttosto evidente come Polonia, Russia e Turchia, oltre a microstati come il Principato di Monaco e San Marino. Fuori classifica o, meglio, non pervenuto il Vaticano.

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In questo scenario è di qualche ora fa una notizia che arriva dalla Capitale a destare stupore. Il Tribunale civile di Roma ha accolto il ricorso presentato da una coppia gay alle quali l’ufficiale di Stato Civile del comune di Roma aveva negato l’annotazione dell’atto con il quale la signora Gabriella Catanese aveva legittimamente riconosciuto innanzi all’Ufficiale di Stato Civile del Comune di Cerveteri la minore I.R.N. E’ quanto si legge nel decreto 13649/2019 RGVG emesso dal tribunale il 4 aprile 2021. 

A darne notizia è il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, il quale, contattato dalla coppia, aveva firmato personalmente l’atto di registrazione per il riconoscimento della figlia da parte dell’altro genitore richiedente. Gabriella Catanese e Desirè Nica, quest’ultima anche nella qualità di genitore esercente la responsabilità sulla figlia minore I. R. nata a Roma nel 2017, avevano proposto opposizione avverso il rifiuto dell’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Roma di procedere all’annotazione della dichiarazione di riconoscimento della figlia I.R., resa da Gabriella Catanese. 

Chiedevano di dichiarare illegittimo il rifiuto di annotare l’atto di riconoscimento della minore e per l’effetto ordinare al Comune di Roma l’annotazione del suddetto atto a margine dell’atto di nascita della bimba, provvedendo così anche all’aggiunta dell’indicazione del secondo genitore, nella persona di Gabriella Catanese. 

Al riguardo, hanno esposto che, in attuazione di un progetto di genitorialità da tempo maturato nella loro relazione sentimentale, avevano fatto ricorso a Siviglia, alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) (tramite fecondazione con seme di donatore esterno), accessibile in Spagna anche a coppie dello stesso sesso. Hanno aggiunto di aver fatto ricorso alla pratica in qualità di coppia, esprimendo entrambe il relativo consenso e concordemente determinandosi a che alla metodica si sottoponesse Desirè Nica. 

Era quindi nata a Roma la minore, e, nell’atto di nascita, quale madre, era stata indicata la sola Desirè Nica. Successivamente Gabriella Catanese aveva reso presso gli uffici dello stato civile del Comune di Cerveteri la dichiarazione ex art. 254 c.c., riconoscendo come propria figlia India Rose, ricorrendone i presupposti di cui agli articoli 8 e 9 L. n. 40/2004, e chiedendo l’annotazione del riconoscimento nell’atto di nascita, ma l’Ufficiale di Stato Civile del Comune di Roma, dove l’atto doveva essere annotato, in quanto luogo di nascita della minore, aveva disatteso richiesta. 

“Una nazione che non riconosce il diritto ad essere madre è una nazione che calpesta i diritti civili. In Italia da anni la politica volta le spalle quando deve assumersi la responsabilità di fare scelte importanti per riconoscere i diritti sacrosanti ai genitori e ai figli”, ha dichiarato il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci. 

“Come sindaco di Cerveteri, quindi, ho personalmente registrato l’atto che sancisce la maternità dell’altra donna, compiendo un gesto in linea con i nostri principi Costituzionali che la sentenza del tribunale di Roma di fatto confermano. Questo gesto spero che sia da esempio ma soprattutto da sprone per il governo affinchè nessun figlio venga lasciato senza il diritto di avere due genitori, che siano omosessuali o etero”, ha concluso il sindaco della cittadina etrusca alle porte di Roma.

Un gesto di disobbedienza civile coraggioso che, al netto delle posizioni su un tema così complesso, è tuttavia necessario per poter dare una famiglia unita ad una bimba, in attesa che deputati e senatori si decidano a legiferare assumendosi la reponsabilità che compete al loro ruolo.

Tags: coppie gayDiritti
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