Il ministro fa il punto in Senato e torna sulle banche venete. Istituito Comitato per educazione finanziaria
La Commissione Finanze e Tesoro del Senato ha registrato, ieri, l’audizione del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nell’ambito dell’indagine conoscitiva per l’istruttoria delle proposte legislative dell’Unione Europea in materia creditizia. La volontà di questo ciclo di audizioni è quella di intervenire in fase ascendente rispetto a questo processo legislativo, facendo quindi valere le posizioni italiane in sede europea prima che la normativa venga emanata e debba qui essere poi obbligatoriamente attuata. Con l’occasione, il ministro ha voluto dare alla Commissione un annuncio: è stato appena firmato il decreto che istituisce il Comitato per l’eduzione finanziaria. A dirigerlo sarà chiamata Anna Maria Lusardi, professoressa di competenza indiscussa a livello globale su queste tematiche. Con l’auspicio che il sistema colmi anche questa carenza di consapevolezza.
Padoan ha subito ricordato come l’Ecofin del giugno 2016 abbia individuato le varie misure di riduzione dei rischi bancari, concordando inoltre di proseguire nei lavori tecnici per raggiungere uno schema unico di garanzia dei depositi, rinviando la successiva strategia politica al momento nel quale le misure di riduzione del rischio fossero state sufficientemente portate avanti.
Il titolare dei discastero di Via XX Settembre ha tenuto a far presente che su questo permane in sede europea un contrasto, fra le misure di riduzione e quelle di condivisione del rischio. Mentre alcuni paesi antepongono sempre le prime alle seconde, l’Italia ha sempre sostenuto e sostiene che queste siano complementari e debbano andare di pari passo.
Per quanto riguarda la Banking Recovery and Resolution Directive (BRRD), essa prevedeva una revisione a fine 2016, successivamente inserita nel piano di revisione del rischio del settore bancario. Tale revisione ha assunto la finalità primaria che ogni banca detenga fondi propri e passività da assoggettare ad un eventuale bail-in, per permettere un rapido assorbimento delle perdite e la capitalizzazione della banca sottoposta a risoluzione. Un’ulteriore modifica prevista in via legislativa tratta della gerarchia dei crediti di insolvenza, per cui la commissione ha individuato nel credito senior la categoria di strumenti finanziari utile allo scopo.
Dal punto di vista del governo italiano, tra le misure certamente apprezzabili vanno incluse il mantenimento del supporto in facto per le piccole e medie imprese, con il relativo sconto sull’assorbimento patrimoniale generato dall’esposizione sulle Pmi; la previsione favorevole su esposizioni per la realizzazione di infrastrutture; il coefficiente di ponderazione dello 0% sui titoli sovrani; una soglia minima per l’average lection al 3% e il trattamento favorevole nel calcolo del rischio di credito per il possesso dei titoli di stato.
Il Ministro Padoan ha parlato anche dell’Ecofin della scorsa settimana, nel quale si è concordato il piano di azione per i crediti deteriorati (NPL, ndr), che prende le mosse da un gruppo tecnico costituito nell’autunno scorso per consentire alle banche la riduzione di NPL e tornare ad avere capitale da investire nell’economia, oltre ad evitare i rischi di dissesto. Il rapporto individua 4 aree di intervento: poteri di revisione; impedimenti allo sviluppo di un mercato secondario efficiente; la riforma di procedure esecutive e fallimentari; le exit strategy delle banche.
Il piano d’azione non fa parte del pacchetto bancario ma è importante per affrontare i crediti deteriorati, anche italiani, percepiti ancora come fattori di rischio.
A questo punto, il ministro ha ricordato l’importanza di correlare il piano con quanto fatto nei singoli paesi. In particolare, gli interventi italiani sulle banche del centro italia, su Mps e sulle banche venete sono stati importanti nella riduzione della percezione del rischio nel settore. A questo va aggiunto il recente aumento di capitale di Unicredit e la forte cessione di NPL da parte delle banche.
Per quanto riguarda i crediti deteriorati, è previsto un Blue Print della Commissione per determinare le caratteristiche di una eventuale Bad Bank pubblica in cui versare gli NPL delle banche solventi. Padoan ha tenuto a sottolineare che ciò deriva da proposte italiane di due anni fa. Si tratta di un percorso che dovrebbe rientrare in un processo più ampio e coerente.
Alla luce dell’esperienza italiana, il Ministro ha voluto portare alcune riflessioni, nella prospettiva della revisione della BRRD nel 2018. Le diverse crisi bancarie italiane (Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti, Carife, MPS, Veneto Banca, Popolare di Vicenza) sono state gestite in maniera diversa: segno che il quadro normativo ha permesso flessibilità di azione. Non è mai stato utilizzato il bail in. Nonostante questo, sono emerse criticità nel complesso delle regole. In particolare, le norme BRRD non sono coordinate con quelle degli aiuti di stato, e hanno permesso per questo l’intervento della Commissione per verificare il rispetto della concorrenza. Inoltre, il coordinamento fra istituzioni europee non sempre ha funzionato, e ha creato rallentamenti che hanno generato aumenti della percezione del rischio. Se il caso delle banche venete fosse stato trattato diversamente, e si fosse preferita una “liquidazione atomistica” come alcuni commentatori lasciavano pensare, sarebbero stati eliminati 22 miliardi di credito con un impatto su 55 mila Pmi; quasi 11.000 dipendenti sarebbero stati disoccupati e il sistema bancario in 7 giorni avrebbe dovuto garantire 13 miliardi di liquidità per i depositi da coprire.
Serve quindi un ripensamento nel rapporto fra liquidazione e risoluzione. Soprattutto, dovrà essere assicurato che il bail-in non si trasformi in uno strumento di contagio.
La fase transitoria dell’unione bancaria non finirà senza due ulteriori tasselli:
- Il common backstop, fondamentale per il meccanismo di risoluzione unico, con la garanzia di sostegno pubblico comune
- Lo schema di garanzia per i depositi: un’assicurazione sui depositi ineludibile per l’unione bancaria.
Affinché il negoziato si concluda su questo, è importante che la fase transitoria venga sfruttata per riportare il rischio nel sistema bancario italiano nelle medie storiche e più vicino alla media europea per quanto riguarda l’esposizione a NPL.